IL SISTEMA PRODUTTIVO MERIDIONALE E LA SFIDA DELLA DIGITALIZZAZIONE

Necessario recuperare terreno per aumentare la produttività, l’innovazione e l’occupazione, garantendo al contempo un accesso più ampio all’istruzione e alla cultura capaci di colmare i divari territoriali

 

La dotazione di un’infrastruttura scientifica e tecnologica adeguata e l’investimento nelle competenze digitali del capitale umano sono condizioni indispensabili affinché la trasformazione digitale dell’impresa sia foriera di occasioni di sviluppo. Come si caratterizzano le imprese italiane e meridionali rispetto ai suddetti aspetti? Per valutare l’andamento dei processi di digitalizzazione si considera il Digital intensity index, un indicatore composito che prende in considerazione 12 caratteristiche specifiche di digitalizzazione volte ad identificare le aree nelle quali le imprese italiane incontrano maggiori difficoltà. Per l’edizione 2022 dell’indice di digitalizzazione dell’economia e della società (DESI, Commissione Europea) l’Italia si colloca al 18º posto fra i 27 Stati membri dell’UE. Sussistono carenze significative per quanto riguarda il capitale umano. Rispetto alla media UE, l’Italia registra livelli di competenze digitali di base e avanzate molto bassi (solo il 36,5% di cittadini con Competenze digitali di base o superiori, a fronte del 54% dell’Ue). Anche il numero di specialisti e laureati nel settore TIC è molto al di sotto della media UE. Queste carenze in termini di competenze digitali si riflettono nel modesto utilizzo dei servizi online, compresi i servizi pubblici digitali. Sebbene il paese si collochi in una posizione relativamente alta nell’offerta di servizi pubblici digitali (egovernment), il loro utilizzo rimane scarso.

Negli ultimi anni, si evidenzia un continuo miglioramento dell’indicatore (era 25 °nel 2020 e 20° nel 2021) grazie alla combinazione di progetti e investimenti europei, ma la crescita delle persone con skill digitali in Italia procede a rilento, con un tasso annuo medio di crescita composto nel periodo 2015 – 2021 (CAGR) pari all’1,1%. Per colmare il gap delle competenze digitali occorre far leva sull’istruzione formale, sulla formazione continua on the job, sulla valorizzazione dei bacini e delle comunità periferiche a forte rischio di esclusione. In riferimento alle imprese, sono presenti dei ritardi nell’utilizzo di tecnologie come il cloud e i big data, così come per quanto riguarda l’adozione del commercio elettronico. In generale, nel 2021, l’80% delle imprese italiane con almeno 10 addetti si colloca a un livello “basso” o “molto basso” d’adozione dell’ICT, non essendo coinvolte in più di 6 attività tra le 12 considerate dall’indicatore europeo di digitalizzazione. Ancora più evidente è il contesto meridionale che si caratterizza per una più elevata percentuale di imprese con un livello d’adozione dell’ICT basso: 83,2%. Benché si rilevi un miglioramento rispetto all’anno precedente (la suddetta percentuale era più elevata 87,1%, 82% per l’Italia), continua ad esserci un divario nel livello di digitalizzazione delle imprese meridionali rispetto a quelle nazionali; divario che si evince non solo dai dati sulla professionalità ICT nelle imprese, ma anche da quelli sulla dotazione di un’infrastruttura scientifica e tecnologica. Tuttavia, si riscontrano alcuni segnali di reazione alle difficoltà emerse negli ultimi tempi a causa della pandemia. Nel Mezzogiorno, come in Italia, si osserva una rilevante crescita della quota di imprese che forniscono sui propri siti web informazioni sui prodotti offerti (+22,4p.p., dal 28,2% nel 2019 al 50,5% nel 2021). In aumento, più del dato nazionale, anche la quota di imprese con almeno 10 addetti che hanno un sito Web o almeno una pagina su Internet, che utilizzano connessioni in banda larga fissa o mobile, che forniscono ai propri addetti dispositivi portatili e connessioni mobili, che hanno accesso ad internet. Cresce, in linea con il dato nazionale, anche il numero di imprese con vendite on-line. Non mancano poi fattori che possono favorire il trasferimento tecnologico all’interno del tessuto produttivo, soprattutto in riferimento al contesto meridionale, per il quale si evidenzia:

  • Un’accentuata voglia di impresa. Il Sud è la prima area nazionale in cui si registra il maggior numero di iscrizioni di nuove imprese: al II trimestre del 2022 risultano iscritte 27.015 imprese che rappresentano il 32,7% dell’Italia.
  • Un rilevante contributo dell’imprenditoria giovanile. Al I trimestre 2022, sono attive 170.180 imprese giovanili, il 40% del dato nazionale. Il Mezzogiorno è l’area con il più elevato tasso di imprenditorialità giovanile (9,8%, in Italia 8,3%).
  • Una crescente diffusione di PMI e Startup innovative. A luglio 2022 si rilevano 485 PMI innovative, pari al 20,4% dell’Italia (2.377), in crescita del 16% rispetto all’anno precedente (Ita +20%) e 3.785 Startup innovative, pari al 25,8% dell’Italia (14.687), in crescita del 12% (Ita +8%).
  • La presenza di poli tecnologici. Si rilevano nell’area 6 dei 24 poli tecnologici nazionali: Polo aerospaziale della Campania, Polo ICT di Catania, Polo farmaceutico di Catania, Polo ICT dell’Aquila, Polo aerospaziale della Puglia e Polo farmaceutico di Napoli.
  • Sviluppo di importanti iniziative di collegamento tra il mondo accademico e l’economia reale. Netval, Contamination Lab, MediTech (il Competence Center del Sud Italia), L’Associazione dei Parchi Scientifici e Tecnologici Italiani, distretti tecnologici, AGCOM.Occorre realizzare con velocità, decisione e chiarezza di obiettivi il sistema di riforme previsto dal PNRR. In particolare, la prima missione “Digitalizzazione, innovazione, competitività, cultura e turismo” sostiene la transizione digitale del Paese, nella modernizzazione della pa, nelle infrastrutture di comunicazione e nel sistema produttivo. Alla Missione 1 vengono destinati circa 49 mld di euro, ripartiti tra tre componenti: 11,12 mld di euro per “Digitalizzazione, innovazione e sicurezza della PA”, 29,77 mld di euro per “Digitalizzazione, innovazione e competitività del sistema produttivo” e 8,14 mld di euro per “Turismo e cultura 4.0”. Il Mezzogiorno è destinatario di quasi 15 miliardi di euro, pari a circa il 30% delle risorse complessivamente stanziate per la Missione. Non va, comunque, tralasciata la presenza di altri strumenti dedicati alla Ricerca. È, ad esempio, il caso dei programmi a valere sui fondi strutturali, quali il PON “Ricerca e Innovazione” ed i POR 2014-2020. Il PON, in particolare, con l’obiettivo di contribuire al miglioramento della qualità dell’istruzione superiore e al rafforzamento della ricerca, dello sviluppo tecnologico e dell’innovazione, realizzando gli obiettivi della politica di coesione dell’Ue a favore delle proprie aree territoriali più svantaggiate, ha messo in campo per il settennio appena concluso quasi 1,2 miliardi di euro di risorse. Anche se completamente impegnate, l’attuazione in termine di spesa, al 30 giugno 2021, raggiunge appena il 42% denotando, quindi, la presenza di investimenti ancora in corso che andranno coordinati non solo con le nuove risorse del PNRR ma anche con quelle della nuova Agenda di Programmazione 2021-2027. La rivoluzione digitale rappresenta un’enorme occasione per aumentare la produttività, l’innovazione e l’occupazione, garantire un accesso più ampio all’istruzione e alla cultura e colmare i divari territoriali.