Fare business in Turchia

I vantaggi dell’area geografica ottomana, terreno fertile per prodotti, materie prime e sub-componenti, con una valuta particolarmente conveniente per chi intende fare acquisti

 

Non sono pochi gli articoli giornalistici che riguardano la lira turca – anche molto criticamente – a causa delle note vicende politiche e altri che definiscono il mercato che essa sviluppa come una grande opportunità. La Turchia, quindi, appare a tutti gli effetti un partner importante per un Paese come l’Italia.

Dal mio punto di vista, bisogna attentamente “filtrare” gli aspetti che possono rendere la Turchia davvero un’area interessante per i nostri imprenditori da quelli che, invece, impensieriscono quanti, e non sono pochi, ricercano sbocchi effettivamente operativi. Occorre premettere che – nonostante la pandemia e i rischi causati dalle recenti incertezze politiche ed economiche che riguardano l’area turca – il mercato è riuscito, nell’ultimo biennio, ad aumentare il numero delle transazioni economiche con gli altri operatori esteri. Non poche le cause che spiegano quanto sta accadendo a solo un paio d’ore di aereo da noi.

In primis, la semplicità nell’avviare una produzione in loco, poi, la buona forza lavoro frutto di una popolazione giovane ampia e ben preparata, infine la vicinanza ai ricchi mercati arabi che sono in crescita e detengono un grande potere di acquisto. In ogni caso, il fattore principale risiede nella favorevole disposizione all’ingresso di investitori stranieri grazie alla valuta, particolarmente conveniente per chi intende fare acquisti. Come pure, svolge un ruolo essenziale il quadro legislativo che è molto favorevole.

Basta dare uno sguardo all’andamento dei principali prodotti esportati dalla Turchia verso l’Italia. Proprio durante la pandemia, molte aziende europee – con difficoltà ad accedere ai mercati di fornitura situati al di fuori dell’Europa – hanno avviato progetti di consolidamento in luoghi alternativi, identificando nell’area geografica della Turchia terreno fertile dove attingere prodotti, materie prime e sub-componenti. Investitori europei e anche cinesi possiedono in Turchia impianti di produzione strategici, contribuendo al picco di investimenti che si è verificato nel Paese. Secondo fonti istituzionali turche, la maggior parte degli IDE in entrata (Investimenti Diretti Estero) sono arrivati non solo dall’Europa, ma anche dal Nord America e dai Paesi del Golfo, oltre che dall’Asia. In particolare, nel 2020, l’Italia è diventata il primo investitore in Turchia con circa un miliardo di euro.

Lo Studio Trimarchi ha sviluppato cinque progetti importanti su questo mercato. Nel 2020 abbiamo aperto – per conto di un noto gruppo del settore logistico, con sede in Campania – il secondo ufficio in Turchia (zona Izmir) e nel settembre ‘21 il terzo a Mersina. Un progetto, nato nel 2017, in base alla visione fortemente attiva dei proprietari che, con l’apertura della prima sede a Istanbul, hanno inteso posizionarsi come anello di congiunzione tra mercati dell’Est e dell’Ovest.

Un’idea che si è rivelata vincente e che sta favorendo il trasporto delle merci anche dall’Italia verso questo Paese. Va segnalata, quindi, l’evoluzione dei flussi di esportazione dall’Italia alla Turchia: +21% (‘21/20) di cui – possiamo affermare – una parte gestita grazie al nostro intervento che si è sviluppato anche in merito a una serie di finanziamenti proposti dalla SACE SIMEST sui mercati Extra UE. Occorre evidenziare poi che la Turchia è in crescita e che molti investitori locali hanno iniziato ad espandersi all’estero. La maggior parte ha concentrato risorse e progetti nel Regno Unito, in Europa orientale, in Cina, Russia, India e Messico.

Numerose le richieste ricevute da parte di investitori turchi per essere supportati nei processi di espansione delle proprie attività all’estero, con particolare attenzione agli investimenti in asset durevoli. Recentemente, abbiamo affiancato un noto gruppo interessato alle strutture alberghiere, che ha deciso di proteggersi dalle fluttuazioni della lira turca.

Ci troviamo, quindi, di fronte ad un momento storico, decisivo per la Turchia.

Lo scenario economico sta cambiando radicalmente e, molto probabilmente, potrà mutare anche il quadro politico. Continueremo a sostenere le richieste di diversi player alla ricerca di un partner adeguato in grado di abbattere il rischio di perdere commesse e business.