Far decollare la competitività della destinazione Salerno

Agostino Gallozzi, presidente Gallozzi Group

Per il presidente di Gallozzi Group occorre un vero e proprio piano strategico perché la città possa rispondere compiutamente a quella visibilità internazionale capace di convincere in modo duraturo il mercato

 

Presidente, a luglio ci saranno i primi voli dal Salerno-Costa d’Amalfi. Una buona notizia per l’intero comparto turistico salernitano…

Senza dubbio, ora, però, tocca a tutto il sistema turistico territoriale innalzare lo standard complessivo della offerta, con particolare riferimento alla internazionalizzazione del parterre di ospiti che verrà attratto nelle nostre aree. Dovranno decisamente migliorare la qualità della accoglienza e anche le condizioni “estetiche” delle nostre città, con un piano di diffusa manutenzione ordinaria e straordinaria che ne incrementi il livello di piacevolezza percepita. Ma è sul tema della internazionalizzazione della offerta che desidero soffermarmi, perché credo che occorra un vero e proprio piano strategico in tal senso, che indirizzi gli operatori verso la dimestichezza con le lingue straniere e la capacità di presentare il prodotto-Salerno in un friendly-approach che possa diventare segno distintivo del nostro modo di interpretare il turismo.

Che bilancio può fare del 2023 per lo scalo portuale cittadino? C’è da preoccuparsi per la crisi nel Mar Rosso? Quale potrebbe essere l’impatto per Salerno?

Nonostante il perdurare di uno sfavorevole e problematico scenario geo-politico internazionale, Salerno Container Terminal evidenzia in questo primo scorcio del 2024 una crescita prossima al 9% del traffico contenitori, passato dai 53.573 teus movimentati nel primo bimestre del 2023 ai 58.280 teus registrati nello stesso periodo dell’anno in corso. In particolare, confermando una propria vocazione a servizio delle aziende italiane, il flusso dell’export, riferibile all’area campana e centro meridionale, cresce del 13%, mentre l’import del 5%. Nel periodo preso in esame nel 2024 sono stati 160 gli approdi di navi full container, rispetto ai 147 dell’anno precedente, con una media di 20 navi a settimana e un incremento dell’8,8%. In aggiunta ai traffici container, il terminal, nel bimestre 2024, ha movimentato 77.972 tonnellate di rinfuse alimentari, rispetto a 51.808 tonnellate del 2023, segnando un più 50%. Crescita anche nel comparto delle Autostrade del Mare, con un incremento del 8,5%. I dati confermano le proiezioni dei mesi precedenti. In particolare, l’aumento dei flussi all’export è un segnale importante, che evidenzia la funzione competitiva del porto a servizio delle aziende produttrici campane e centro meridionali che si affermano sui mercati internazionali. Tutto questo accade in una fase molto critica dell’interscambio globale, con il fenomeno bellico in atto nel Mar Rosso, che dilata i tempi di navigazione costringendo molte merci a seguire la rotta che circumnaviga il Sud dell’Africa, entrando nel Mediterraneo attraverso Gibilterra invece che Suez. Contiamo nel corso dell’anno di portare a Salerno altri servizi per nuove aree del mondo, così da aggiungere ulteriori opportunità all’export delle nostre aziende.

Molti operatori lamentano criticità relative ai sistemi di controllo in dogana. Cosa non funziona e come si potrebbe ovviare per agevolare il lavoro di molti?

Non parlerei di Dogana, perché proprio sul fronte delle verifiche doganali si è messo in atto un deciso miglioramento e oggi le verifiche doganali a Salerno risultano tempestive e in linea con gli standard europei. Il problema sorge particolarmente per le verifiche complesse, che richiedono l’intervento di più organismi di controllo e ciò accade in particolare con le verifiche sanitarie o fito-sanitarie di merci di origine animale e non animale destinate al consumo umano. In questo ambito Salerno, che per certi versi è la capitale italiana della food-industry, ha assunto una funzione preminente, ma – a mio avviso – gli uffici pubblici destinati ai controlli ancora non hanno recepito questa centralità e si registra quindi una carenza di personale e una non sempre adeguata capacità di coordinamento tra le singole funzioni. Inoltre, credo che si debba maggiormente puntare ad una informatizzazione spinta dei processi. In altre parole, poiché si tratta di controlli su merci destinate al consumo umano, assolutamente non meno controlli, ma controlli molto più efficienti.

Di anno in anno cresce il suo Marina d’Arechi. Progetti per il futuro?

Marina d’Arechi beneficerà certamente della apertura dell’aeroporto e quindi punteremo ancora di più all’attrazione di clientela internazionale. Alla offerta di ormeggi di altissima qualità, affiancheremo sempre maggiormente una gestione di quella che definisco l’atmosfera “village”, con l’offerta food & beverage e del tempo libero di qualità ancora più elevata affinché il marina sia percepito come “destination” e come “experience”, non riservata ai soli diportisti, ma del tutto aperta alla città.

Lei da sempre crede nell’insostituibilità dell’industria manifatturiera. Ne resta convinto e ritiene che la politica incentivi la diffusione e condivisione di questa tesi?

Non c’è dubbio. Il manifatturiero resta centrale e svolge una funzione propulsiva rispetto al sistema economico e produttivo del nostro Paese. Talvolta si sente dire che l’Italia potrebbe vivere di solo turismo. È ovvio che il nostro sia un paese a vocazione turistica, ma l’Italia è innanzitutto un grande paese manifatturiero e la sua tradizione industriale deve essere salvaguardata. Per altro, la posizione nel Mediterraneo la pone al centro delle grandi rotte marittime verso Est e verso Ovest, con un potenziale ancora più elevato nell’ambito della internazionalizzazione del proprio scambio commerciale, innanzitutto all’export.

È una premessa indispensabile, che vale sempre la pena ripetere. Occorre, da un lato, continuare a investire negli apparati produttivi, con il credito d’imposta che rappresenta una insostituibile misura di sostegno, dall’altro è necessario migliorare la rete delle infrastrutture, poiché la cifra del nostro secolo è quella globalizzazione che si basa sulla gestione competitiva della mobilità, di merci e persone, che a sua volta si fonda su un sistema competitivo di infrastrutturazione del paese. Infine, il costo del denaro. Una azione più decisa rispetto alla riduzione o normalizzazione dei tassi di interesse non è più rinviabile, per evitare un rallentamento dello slancio verso la crescita.