TURISMO & TERRITORIO: tendenze, impatti e dinamiche d’impresa

Nel suo Rapporto annuale, SRM traccia possibili linee di policy per la crescita sostenibile della filiera, con un focus dedicato al Mezzogiorno

 

SRM, mettendo a frutto la conoscenza maturata nel corso degli anni sull’analisi delle dinamiche turistiche dei singoli territori regionali, ha dato vita ad un rapporto annuale sul Turismo, una filiera particolarmente rilevante in Italia e soprattutto nel Mezzogiorno per il suo grande impatto sociale ed economico. L’obiettivo è quello di svolgere un ruolo propositivo fornendo alla discussione territoriale e nazionale possibili linee di policy per la crescita sostenibile della filiera. Il rapporto ha al centro il tema territoriale e imprenditoriale della filiera turistica e sviluppa elaborazioni e interpretazioni sulle tendenze e le caratteristiche del settore, con un’attenzione particolare al Mezzogiorno. Il senso dell’Osservatorio si esplica essenzialmente attraverso alcuni grandi pilastri: oltre ai tradizionali numeri sul turismo per l’analisi strutturale della domanda (flussi, stagionalità, tematismi) e dell’offerta, ci si sofferma sul ruolo delle imprese, su quanto il settore conti all’interno dei territori e su quanto questi siano competitivi. Ne viene fuori una fotografia del settore turistico particolarmente interessante, soprattutto per quanto riguarda il Mezzogiorno.

Gli ultimi dati disponibili indicano, per la suddetta area, 80 milioni di notti trascorse (20% dell’Italia) per 3,8 giorni di permanenza media (Italia: 3,7), l’87,7% delle presenze si concentra nei mesi estivi (Italia 77,8%), il 22% afferisce alla domanda straniera (Italia 36,7%), ancora in piena fase di recupero post-covid, e il 60% soggiorna in alberghi 4/5 stelle (dato nazionale 44,4%). Passando all’offerta turistica meridionale, quella alberghiera – in termini di posti letto – rappresenta il 28,7% dell’Italia, mentre quella extralberghiera il 22,7%. In termini economici, il valore aggiunto è pari a 23,7 miliardi di euro (25% del Paese).

Le prospettive per l’immediato futuro lasciano buone speranze per il settore turistico nazionale e meridionale. Nel 2023 si prevede, per l’Italia, il pieno recupero dei flussi turistici e una nuova ripartenza soprattutto per il Mezzogiorno, per il quale si prevede una crescita delle presenze dell’1,5% rispetto ai dati del 2019 per un totale di quasi 88 milioni di notti trascorse.

Con questi numeri, si stima la realizzazione di un Pil turistico in Italia di circa 100 miliardi di euro, di cui il 25% nel territorio meridionale (24,9 mld).

Le analisi svolte hanno portato all’individuazione di alcune indicazioni per rafforzare i percorsi di crescita e sostenibilità della filiera turistica, specie al Sud.

Si parte dalla constatazione che il turismo meridionale nel contesto europeo è ben posizionato. Dall’analisi su 98 regioni dell’area UE4 (Italia, Spagna, Francia e Germania) tre regioni del Sud (Sardegna, Campania e Puglia) sono tra le prime 30 per livello di competitività turistica e ben 6 comunque sopra la media europea. In particolare, la Campania si posiziona al 23° posto con un valore di 123,7 ed è seconda tra le regioni meridionali (prima la Sardegna al 21° posto nel ranking UE).

Ma ci sono ancora ampi spazi per crescere, sia in termini quantitativi che qualitativi ed emerge la necessità di migliorare e ampliare le infrastrutture di connessione e di accessibilità sul territorio.

Nel Sud l’obiettivo deve essere un turismo che offra destinazioni sempre più diversificate e di qualità al fine di favorire la destagionalizzazione e l’impatto economico sul territorio. Ambiente, Cultura ed Enogastronomia rappresentano un trinomio vincente al Sud. Basti pensare che il moltiplicatore delle presenze di un’offerta “integrata” è superiore a quello monotematico, ad es. di tipo balneare (149€ rispetto a 128,2€ di valore aggiunto per ogni notte trascorsa). Tale obiettivo può favorire la riduzione degli effetti negativi dell’“overtourism” e del sommerso.

Aumenta inoltre la consapevolezza delle imprese meridionali che investire è l’unica via per crescere. Dalla survey di SRM sulle imprese turistiche ricettive, emerge che oltre il 50% delle suddette realtà turistiche meridionali nell’ultimo triennio ha effettuato investimenti (in Italia il 46%). Grande attenzione alla crescita dimensionale (il 35% ha potenziato le proprie strutture) e alla qualità della ricettività (il 34% ha rinnovato gli arredi o ampliato i servizi ricettivi).

Si guarda inoltre al futuro! Le imprese turistiche del Sud stanno comprendendo la sfida della sostenibilità (ESG) e della digitalizzazione. Il 46% delle imprese meridionali (35% in Italia) intende accrescere gli investimenti su tali obiettivi che ad oggi nel solo Mezzogiorno si stimano essere pari a 170mln di euro. Le imprese indicano una crescita di tali investimenti nel prossimo triennio di oltre il 7%. Il nuovo scenario evidenzia, quindi, un «riavvio» del turismo ma con profonde «mutazioni» e forte attenzione ai nuovi driver di sviluppo quali sostenibilità e ambiente, cultura, enogastronomia e nuovi tematismi naturalistici, tecnologia e digitalizzazione, qualità della sanità.

Le imprese turistiche possono rispondere ai cambiamenti ma servono politiche di gestione sia interne che territoriali. Le realtà imprenditoriali meridionali sono determinate a migliorare i propri standard di competitività! Due terzi (66%) delle imprese sul territorio indicano nella formazione, nella crescita dimensionale e nell’efficientamento energetico gli assi di intervento prioritari su cui intendono investire nel prossimo quinquennio.

Semplificazione burocratica, Infrastrutturazione tecnologica e digitale, Sistema formativo specializzato e di qualità sono le priorità che le imprese del Sud pongono alla governance pubblica. Circa un quarto delle imprese mette in cima alle richieste di policy questi tre obiettivi per favorire la competitività del Paese. A ciò si aggiungono riforme, progettualità e risorse che si legano tra loro per il successo della filiera turistica. Su questa strada va anche il PNRR che prevede, in particolare per il Mezzogiorno, una mole di risorse mai avuta in precedenza. Queste, unite a tutte le altre disponibili (come quelle legate alla nuova Programmazione 2021/2027), possono contribuite ad accrescere la competitività delle imprese turistiche agendo da leva per gli investimenti. È importante non perdere questa occasione di rilancio. Concludendo, per condurre il Mezzogiorno su un percorso di “affermazione turistica” nazionale e internazionale e di grande impatto economico è necessario che tutti gli attori coinvolti – dalle imprese alle Istituzioni pubbliche, dalle Associazioni di categoria al sistema finanziario – collaborino tra loro. Si vince tutti insieme! La creazione di una rete si configura, quindi, come uno dei presupposti necessari per delineare un sistema di sviluppo territoriale condiviso e che abbia il turismo al centro delle sue strategie.