Next Generation Eu, una partita decisiva per il Sud e per il Paese

Ricostruzione e ripartenza siano anche una questione di responsabilità individuali. In questo momento così eccezionale va recuperata quella capacità dei nostri padri nel dopoguerra di rimboccarsi le maniche, avendo come obiettivo il sogno di un avvenire migliore per i propri figli

Il 25 febbraio 2021 sono stato eletto alla guida di Confindustria Salerno, in un momento assolutamente eccezionale nella storia del nostro Paese e non solo. Da più di 12 mesi, infatti, la comparsa devastante del Covid-19 ha travolto mercati ed economie, abitudini e certezze.

L’emergenza sanitaria legata al coronavirus ancora morde e, con essa, massima è la preoccupazione per l’economia del nostro Paese. I tempi e la misura della ripresa sono legati a fattori difficili da prevedere, ma di certo occorrono da subito strategie chiare ed efficaci per uscire dalla crisi.

La ripartenza è strettamente legata al piano nazionale per accedere al Recovery Fund che destina all’Italia aiuti per 209 miliardi di euro, da investire in transizione energetica e green economy, innovazione digitale, infrastrutture, sanità, ricerca ma anche nella messa in sicurezza di territori a rischio idrogeologico e in piani di intervento per l’emergenza idrica. Il Next Generation EU è un piano che guarda oltre la crisi e vuole porre fondamenta più ambiziose per l’Europa delle prossime generazioni.

È una partita ancora più decisiva per il Sud, per la nostra regione e per la provincia di Salerno, un’opportunità unica per ripartire e colmare al tempo stesso lo storico divario con le regioni del Nord.

In tale ottica, l’attivazione delle aree ZES e lo sgravio degli oneri sociali per le aziende operanti in regioni svantaggiate, se confermato su base pluriennale, possono costituire un incentivo anche per l’insediamento di nuove attività produttive e per lo sviluppo di un’imprenditoria esogena nel Mezzogiorno. Ma propedeutiche a tale piano sono le riforme: pubblica amministrazione, fisco, mercato del lavoro, giustizia. Senza l’attuazione di queste, sarà complicato realizzare gli investimenti e la stessa Europa difficilmente ci concederà l’accesso alle risorse del Recovery Fund. Un segnale di ottimismo viene però dall’evolversi dello scenario politico a livello internazionale e, soprattutto, italiano. Il governo Draghi è chiamato da subito a dare, innanzitutto, impulso alla campagna vaccinale per condurre il Paese al più presto fuori dalla pandemia, a varare un piano concreto, strutturato e credibile da presentare all’Ue per accedere al Recovery Fund e porre le basi per l’attuazione delle riforme. Tra queste, urgente è quella degli ammortizzatori sociali. Con la prossima fine del blocco dei licenziamenti, bisognerà pensare a forme di tutela che, attraverso la formazione, consentano alle persone di occuparsi anche in settori diversi da quelli in cui già operavano. Il sistema di sussidi e ristori, indubbiamente necessario nella fase emergenziale, sta giungendo al capolinea. I sostegni vanno ora diretti ai settori e alle aziende più colpite dalla crisi perché riannodino le fila dello sviluppo (in primis turismo e quanto ad esso collegato).

Al di là della politica, però, la ricostruzione e la ripartenza del Paese siano anche una questione di responsabilità individuali. L’obiettivo di migliorare il proprio operato e avere una visione sempre più strategica dovrebbe essere comune agli imprenditori ma a tutta la classe dirigente e, oserei dire, a tutti i cittadini italiani. In questo momento così eccezionale va recuperata quella capacità dei nostri padri nel dopoguerra di rimboccarsi le maniche, avendo come obiettivo il sogno di un avvenire migliore per i propri figli. Ai nostri, con l’esempio, dobbiamo mostrare come nella vita ci si possa realizzare attraverso lo studio, il lavoro e l’apprendimento continuo. Il Paese potrà progredire se saranno premiati merito, competenza ed esperienza. Solo così potremo guardare al futuro con maggiore ottimismo.