L’ottimismo fa bene all’impresa

Nel suo viaggio di vita e lavoro, Anella Mastalia – Gruppo Maf e co-founder di Trotula – segue la lezione della medichessa salernitana celebre del Medioevo, diventata simbolo di un progetto creativo che sta riscuotendo ampi consensi: «Nessun ostacolo limita se si ha una determinazione ribelle»

Lei nasce come imprenditrice di seconda generazione in un Gruppo molto affermato nel settore stampa e grafica. Ricorda il suo primo giorno di lavoro? Da allora, come è cambiata la sua azienda e quale trasformazione ritiene porti la sua firma?  

Dopo la laurea in economia aziendale ho scelto, senza titubanze, di entrare nella azienda di famiglia a tempo pieno. È stato un salto in un flusso completamente nuovo, in cui oltre al sapere dovevo dimostrare di saper fare. Mi sentivo ancorata a una realtà produttiva solida ma sapevo che altissimo era il potenziale di innovazione inesplorato. Ho scoperto così, anno dopo anno, volti nuovi dell’azienda e di me stessa e, soprattutto, che le idee non hanno gerarchia. Nel tempo, anche insieme ai miei fratelli Francesco e Marta, abbiamo con i fatti innovato la cultura aziendale, le strategie e i modelli di business e organizzativi che ci rendono oggi un’azienda strutturata ma flessibile, capace di fornire prodotti e servizi nuovi, veloci e sempre di elevata qualità.

Ha dei suoi, irrinunciabili, punti cardinali nell’essere imprenditrice?

Per natura e cultura guardo alla vita in modo da trarre il massimo vantaggio dalle lezioni dell’esperienza, dai miei punti di forza così come dalle mie fragilità, dalle opportunità dell’ambiente che mi circonda. È faticoso, ma restare ottimisti credo sia una prerogativa essenziale di chi fa impresa, specie al Sud. Non riesco a immaginarmi in vesti professionali diverse. Essere un’imprenditrice è il mio viaggio, il mio affascinante destino.

Bruno Munari diceva che «Siccome è quasi impossibile modificare il pensiero di un adulto, ci si dovrebbe occupare dei bambini». È proprio ai più piccoli che si rivolge Trotula, un progetto editoriale portatore di diversi messaggi positivi. Che cosa le sta donando questa nuova avventura e quanto della singolarità di Trotula ha scoperto di possedere?

Trotula è un progetto creativo paradigmatico e in continua evoluzione. Attraverso la storia e gli insegnamenti della prima donna medico d’Europa, vogliamo educare i più giovani a valori preziosi come l’amicizia, l’emancipazione femminile, lo studio, la cura di sé e dell’ambiente. È un’idea sempre in movimento. Al momento, grazie a un bando europeo, stiamo sperimentando un percorso di incubazione in Spagna; a novembre invece approderemo all’Istituto Italiano di Cultura in Germania.

I bambini, con la loro intelligenza pura e scevra da sovrastrutture, ci ricordano e mi ricordano che non esiste il pensiero unico ma tanti punti di vista perché ciascuno è qualcosa di diverso dall’altro.

Trotula, invece, è la donna che tutte vorremmo essere.

Di lei mi ha conquistata soprattutto la determinazione ribelle. Una donna che ha chiaro quanto i limiti siano di chi crede di averne.

Secondo lei è possibile debellare gli stereotipi di genere con una corretta educazione?

Studi e ricerche evidenziamo come gli stereotipi prendano forma innanzitutto in famiglia, luogo in cui si radicano errati condizionamenti e pregiudizi sociali, e come la scuola sia chiamata a svolgere un ruolo educativo fondamentale per contrastarli.

Con progetti come Trotula, vorremmo abituare i più piccoli ad allenare lo spirito critico, a chiedersi perché, a prestare attenzione alle cose e alle persone per scardinare quegli automatismi di pensiero così lontani dalla verità e dalla libertà cognitiva.

 

Trotula, il progetto culturale

Trotula de Ruggiero visse a Salerno nell’XI secolo, nel periodo aureo della Scuola Medica Salernitana. Era una medichessa, e come lei altre donne professavano la medicina a tutto campo.

Il progetto culturale e creativo a lei ispirato ha l’intento di divulgare, con una comunicazione che oscilla tra fiaba e racconto storico, i valori di Trotula. I suoi scritti sono arrivati ai giorni nostri e risultano sorprendentemente attuali.

Molti aspetti della vita di Trotula sono avvolti dal mistero e nel tempo una sorta di negazionismo ha oscurato questa donna così emancipata, umana e profondamente colta. Il progetto, promosso e curato da Anella Mastalia insieme con l’architetta Roberta Pastore e Valerio Calabrese direttore del Museo Vivente della Dieta Mediterranea di Pioppi, punta, attraverso il racconto che Trotula fa in prima persona direttamente dall’anno 1000 (e dintorni), a difendere il diritto a essere ribelli, a credere nei propri sogni e a essere felici.