Alternanza scuola-lavoro: la quantità conta

Il DG di Federmeccanica Stefano Franchi, partendo dall’intesa con la Regione Toscana, rimarca: «È solo il primo passo per recuperare quel terreno perso per effetto della riforma che ha dimezzato le ore di alternanza. Ci auguriamo che il governo ne prenda atto, riconoscendo che l’alternanza scuola-lavoro richiede una triplicazione di risorse e sforzi rispetto a quelli oggi previsti. È un tema che interessa e fa’ gli interessi di tutti, scuole, imprese e istituzioni»

Direttore come si è arrivati al protocollo d’intesa tra Federmeccanica, Regione Toscana, Ufficio scolastico regionale, Unioncamere e Confindustria teso a potenziare i percorsi sulle competenze trasversali e l’orientamento negli istituti tecnici e professionali?
La genesi è stata – per così dire – naturale. Il percorso, infatti, è nato dalla convergenza di valutazioni sul tema dell’alternanza da parte di tutti gli attori coinvolti. Ci auguriamo che il governo ne prenda atto, riconoscendo che l’alternanza scuola lavoro richiede una triplicazione di risorse e sforzi rispetto a quelli oggi previsti. È un tema che interessa e fa’ gli interessi di tutti, scuole, imprese e istituzioni.
Siamo molto soddisfatti dell’intesa raggiunta anche se è solo il primo passo per recuperare quel terreno perso per effetto della riforma che ha dimezzato le ore di alternanza, portandole da 400 a 200. Per strutturare un buon percorso di alternanza – l’unico per cui valga la pena spendersi – la qualità non può prescindere dalla quantità.
Le esigenze della regione Toscana sono le stesse del Paese in ambito metalmeccanico. A mancare sono sia le competenze tradizionali, sia quelle digitali. Per questo è necessario creare sistemi educativi che consentano di rispondere ai fabbisogni delle imprese di oggi e di domani, proprio incentivando l’alternanza scuola lavoro capace di generare profili che le nostre aziende faticano ancora a trovare sul mercato.

L’alternanza è dunque il giusto “veicolo” per ridurre il mismatch tra scuole e imprese?
Senz’altro è la base da cui partire. L’alternanza avvicina le scuole alle imprese, offrendo la possibilità agli studenti di “entrare” dentro l’impresa, acquisire competenze trasversali e approcciare presto al mondo del lavoro. Questo scambio per funzionare deve però essere continuo e continuativo e non ridursi a un fenomeno spot. Solo una comunicazione organica e costante tra scuola e mondo produttivo può contribuire a generare un’offerta formativa più mirata, coniugando le finalità educative alle richieste del mercato.