Perseverare per crescere

È la tenacia per Velleda Virno – vicepresidente Confindustria Salerno delegata a politica industriale, cultura d’impresa, competitività, sostenibilità e governance – il punto centrale del successo aziendale

 

La sua è un’azienda centenaria che resiste al tempo. Quali valori la sorreggono dalla prima ora e quali, invece, sono intervenuti con il passare degli anni?

Le quattro generazioni, attraverso le quali raccontiamo la storia centenaria del Gruppo Di Mauro, sono caratterizzate da un forte attaccamento al nostro territorio, Cava de’ Tirreni, finalizzato anche alla promozione della sua crescita. La costruzione e la vitalità di un ambiente sano, come quello che viviamo, hanno sempre rafforzato il concetto di dare valore al senso di appartenenza all’azienda, alla comunità che attorno ad essa cresce. Nel nostro DNA esiste e resiste da sempre il valore della tenacia e la volontà di non arrendersi di fronte alle difficoltà, abbinata allo spirito di sacrificio e all’attitudine di coinvolgere tutti coloro che collaborano con noi per massimizzare il benessere dell’azienda. Uno dei valori portanti, che sorregge da sempre la Di Mauro, è il rispetto per il lavoro, un rispetto che supera anche le priorità familiari e che si riflette in tutto quello che rende protagoniste le persone che lavorano con noi, dai collaboratori ai fornitori, dai clienti alla dimensione sociale che ci circonda. Rispettare il lavoro altrui significa attribuire importanza a tutto quello che viene fatto per raggiungere l’obiettivo comune, con grande attenzione anche in termini di miglioramento delle condizioni del fare, e penso, ad esempio, alle borse di studio per i figli, istituite già dal nonno Armando, che continuiamo a dedicare proprio in virtù di quel valore.

Una dimensione oggi imprescindibile per restare sul mercato è la sostenibilità dei prodotti, dei processi, delle scelte. La sua azienda come esprime il suo essere e fare sostenibile?

Parlare di sostenibilità comporta una visione che non può essere di breve periodo ma che, anzi, travalica il medio termine e si pone come dimensione trasversale a tutte le scelte aziendali e temporali. Dimensione che ci fa riflettere e investire già pensando alle prossime generazioni. La stessa sostenibilità è un valore da sempre presente nella nostra azienda, prerogativa indispensabile per tutte le decisioni di governance, che nel tempo, ovviamente, si è andata sempre più formalizzando attraverso i protocolli e le sue applicazioni che poi impattano sia sui processi, sia sui prodotti. Nella sostenibilità nei processi, mi riferisco all’attenzione che abbiamo prestato già all’inizio del 2000, con la costruzione del nuovo stabilimento, a un intervento di economia circolare, con la dotazione che ci ha fatto scegliere, seppure a fronte di un investimento ben più importante, un sistema di recupero dei solventi provenienti da inchiostri e adesivi che, invece di essere bruciati, vengono trasformati da gas a liquido e reimmessi nel ciclo produttivo e che, addirittura, ci consente di rivendere a terzi il solvente recuperato. In questo caso, possiamo dire che la sostenibilità fa bene all’ambiente, ma alimenta anche l’economia aziendale in positivo. Sempre in ottica di sostenibilità, abbiamo scelto di investire in un impianto di trigenerazione che, utilizzando metano, produce energia elettrica, calore e freddo, con un risparmio nell’immissione in atmosfera di più di 1.000 tonnellate/anno di CO2 e una consistente riduzione della voce di spesa destinata all’approvvigionamento energetico. Se, invece, penso alla sostenibilità nei prodotti, parto dal presupposto che noi produciamo imballaggi per alimenti, in plastica, che hanno proprio lo scopo di proteggere il cibo che, altrimenti, per la sua facile deperibilità, andrebbe sprecato, semplificandone la conservazione e distribuzione. E nello stesso processo di produzione della plastica abbiamo un più basso impatto in termini di produzione di CO2, rispetto ad altri materiali. L’aspetto che, ritengo, sia di grande stimolo e che quindi esprime il nostro essere, è il fatto di lavorare con l’intera filiera alla costruzione di prodotti sostenibili: la progettazione e il design del packaging di un prodotto, la sua produzione e distribuzione, fino al recupero dello stesso, rappresentano l’aspetto che rende quel prodotto più o meno riciclabile e, quindi, con minore o maggiore impatto per l’ambiente. Siamo confidenti che anche questa sfida, con il sostegno di tutta la filiera, fino al sistema di raccolta e riciclo degli imballi, può essere vinta.

Le donne nel gruppo Di Mauro sono al comando. Un caso o una scelta? La guida al femminile che caratteristiche ha e che vantaggi comporta?

La mia famiglia ha lasciato libere di scegliere le mie sorelle e me, sia per le decisioni di carattere familiare che quelle di tipo professionale. In particolare, i miei genitori non mi hanno sollecitato e orientato a scegliere studi che potessero accelerare o introdurmi alla dimensione d’impresa. E questo ha fatto sì che, anche le mie scelte formative, fossero dirette, ad esempio, verso studi giuridici, finiti i quali, ho sentito il bisogno di mettermi alla prova sul campo. I miei genitori mi hanno sempre ricordato l’importanza di dover bilanciare il tempo da dedicare alla famiglia, rispetto ai numerosi sacrifici che comporta la vita in azienda. L’ingresso in azienda, e poi “al comando”, se vogliamo proprio usare questa espressione, sono sempre stati il risultato di un percorso in salita che ha rafforzato in me il desiderio di riuscire a superare determinati ostacoli. E nello stesso tempo, grazie anche alla presenza di mio marito, sono riuscita a conciliare i tempi del lavoro con quelli della famiglia. Il confronto generazionale con mio padre mi ha vista, in una prima fase, attenta ad apprendere e conoscere il settore e, successivamente, pronta a prendermi più responsabilità e ad apportare un contributo innovativo alle decisioni, con una visione generazionale più adatta ai tempi e al mercato. E le scelte un po’ audaci, che di volta in volta ho presentato, seppure lasciassero in un primo momento perplesso mio padre, che aveva una posizione differente rispetto alla mia, dopo vivaci confronti con lui, raccoglievano, grazie ai palesi risultati, la sua fiducia in primis e di conseguenza anche quella degli azionisti.

La guida al femminile ha come caratteristica soprattutto quella di valorizzare tutti gli aspetti relazionali, prima ancora che tecnici. Il mio obiettivo prioritario è quello di creare il gruppo, di prestare ascolto e dare spazio alle persone, di generare empatia con chi lavora con me o collabora su un progetto.

Oltre a quelli familiari, ha un modello femminile cui si ispira?

Di modelli femminili ne ho scoperti diversi nell’approfondire la mia cultura di impresa: da Marisa Bellisario per l’impegno costante e instancabile verso un nuovo approccio culturale sulla parità di genere, a Luisa Spagnoli che difendeva i diritti delle donne e prestava grande attenzione al loro benessere sul lavoro.

Il modello, però, che ha sempre rappresentato per me motivo di ispirazione in assoluto, è quello familiare, con la bisnonna Melania e la nonna Giselda. La bisnonna Melania, vedova molto giovane, che ha seguito l’introduzione dei figli in azienda, presente quotidianamente al loro fianco. La nonna Giselda, una donna che non ha mai avuto un ruolo operativo in azienda ma che è sempre stata un grande supporto per tutta la famiglia, a partire dalla sua presenza come consigliera per il nonno. Lei, come accadeva tipicamente per la sua generazione, seguiva, con discrezione, tutte le attività e con la sua forza insostituibile, accompagnava le sfide dei vari progetti, ne valutava i rischi e ne condivideva le conquiste. E ancora oggi, all’età di 100 anni, si tiene informata sull’andamento delle attività aziendali.