antoniaPer la presidente della Fondazione Comunità Salernitana, Antonia Autuori, «ogni individuo può contribuire alla determinazione del bene comune e migliorare la qualità della vita nel proprio territorio»

 

Presidente Autuori, quali temi riguardano i piani d’azione della Fondazione Comunità Salernitana?
Il nostro piano di azione è presto detto: la realizzazione della nostra missione, che è poi la missione di tutte le Fondazioni di Comunità: promuovere il dono finalizzato alla ricerca del bene collettivo, rendendo partecipi tutti i cittadini dei bisogni della comunità. Chiunque può contribuire. Donando alla comunità attraverso la Fondazione si può intervenire concretamente sul territorio sostenendo progetti e iniziative di utilità sociale.
La Fondazione non è una alternativa alle organizzazioni che operano sul nostro territorio, ma è lo strumento che associazioni, enti e cittadini possono utilizzare per vedere concretizzato il proprio sogno, realizzato il proprio progetto, soddisfatto un bisogno, sempre in maniera condivisa. La Fondazione è anche il luogo in cui vogliamo sperimentare la responsabilità. Senza responsabilità una comunità non può definirsi tale. Senza responsabilità non può esistere il senso della solidarietà e difficilmente emergono comportamenti giusti, coesi e solidali. È dalla responsabilità che nasce il senso dell’impegno civico dentro di noi, quell’impegno che ci induce a considerare il dono come momento per la determinazione del bene comune e come strumento per il miglioramento della qualità della
vita nella nostra provincia. Ma la Fondazione di Comunità è anche uno strumento di filantropia innovativo in quanto prevede la costituzione di fondi patrimoniali. Il donatore può decidere il nome del fondo e le sue finalità, il settore di intervento ed eventualmente anche uno specifico territorio su cui incidere. In pratica una piccola fondazione nella fondazione.

Quali i progetti attualmente in essere e quelli futuri?
In questi anni sono stati sostenuti numerosi progetti di utilità sociale promossi da organizzazioni ed enti di terzo settore del territorio. Sono stati acquistati defibrillatori nel territorio del Cilento, promossi progetti di supporto scolastico nella Valle dell’Irno, acquistati pulmini nell’Agro Nocerino-Sarnese, restaurati i busti argentei del Duomo di Salerno e numerose altre iniziative, donate attrezzature
per aumentare la sostenibilità di associazioni e cooperative sociali (impiantando laboratori di sartoria e di ceramica, installando pollai e avviando apicolture). Questo è stato reso possibile grazie all’impegno di numerosi donatori che hanno permesso di concretizzare una importante attività di erogazione. Tutte le iniziative testimoniano la capacità della Fondazione di fare rete sviluppando una maggiore consapevolezza dei bisogni del territorio che ci ha consentito e speriamo ci consentirà in futuro di affrontare situazioni sempre più complesse e impegnative.
Tra queste iniziative ce n’è una in particolare che rappresenta, per lo sforzo e l’impegno profuso, l’elemento che mette in luce la straordinaria capacità di fare squadra, comunità: la realizzazione del Centro Diurno e Residenziale “Una Speranza” dedicato alle persone non autosufficienti del Vallo di Diano, che affianca alla struttura residenziale e riabilitativa anche laboratori e un oliveto per rendere loro possibile una concreta partecipazione alla vita attiva. Un progetto – che racchiude in sé il vero spirito che contraddistingue l’operato di una Fondazione di Comunità – perché le donne e gli uomini
di quel territorio che hanno reso finalmente possibile la realizzazione di questa importante opera hanno dimostrato che quando si agisce come una vera comunità i risultati arrivano. La Fondazione, però, non tralascia la ricerca. Si sta sviluppando infatti un interessantissimo progetto, “Farmagourmet”, finanziato dal fondo della BCC di Fisciano che coniuga il benessere fisico ai prodotti
del nostro territorio. Per l’inizio del 2016 sarà pubblicata la ricerca ottenuta dall’analisi di un campione di popolazione.
La mia personale speranza, ma anche tutto il mio impegno e l’impegno del consiglio che mi accompagna, è che la Fondazione, grazie alle sollecitazioni di nuovi progetti che vengono dal territorio, riesca a comunicare il messaggio che ognuno di noi può sentirsi partecipe di una nuova comunità. Ci piacerebbe essere l’interlocutore di chiunque abbia una proposta per migliorare la propria comunità
o che si faccia portatore di bisogni. Per realizzare tutto questo abbiamo bisogno che l’idea del dono, non solo in termini di denaro ma anche di competenze, relazioni e risorse, si diffonda il più possibile. È in questo modo che la nostra Fondazione può rendere concreta l’idea di nuovo welfare di comunità.

Lei è una donna di “associazione”. Da sempre. Che valore dà all’associazionismo? Crede sia possibile coniugare insieme tutela di interessi collettivi con ragioni etiche?
È vero sono una donna di associazione. Per me lavorare in sinergia e condividere le esperienz,e confrontarsi e provare a vedere le cose da punti di vista diversi sono fattori importantissimi che spesso solo tramite la partecipazione attiva alla vita associativa, lo stare insieme, si riescono a concretizzare. Per me partecipare alla vita associativa di Confindustria, prima con il Gruppo Giovani, poi
collaborando con il Comitato Femminile Plurale e partecipando alla Giunta, ha significato dopo più di un decennio di assenza da Salerno riprendere i contatti con la mia città, la sua realtà produttiva e non solo. Partecipo anche ad altre associazioni, per esempio “I Centenari”, l’associazione delle aziende familiari storiche campane, e anche questa esperienza mi ha permesso di approfondire
tematiche e conoscere persone che altrimenti non avrei avuto modo di incontrare e che hanno significato molto per me. L’associazione cui però forse sono più legata è la Stella Maris, che è una associazione di volontariato che dà assistenza ai marittimi che transitano dal nostro porto. Ed è dando una mano a alle persone in difficoltà che ho capito che aiutare chi ha bisogno serve soprattutto
a noi stessi, per sentirci in qualche modo utili, senza condizionamenti o obblighi. Nelle associazioni vere la tutela dell’interesse collettivo non può prescindere da una consapevole e approfondita analisi del contesto e da una valutazione attenta delle prospettive; e proprio per questo la partecipazione alla vita associativa diventa di per sé un valore, in un mondo che spinge verso valutazioni egoistiche ed egocentriche in tantissimi settori.