In Etiopia la forza è donna

Nahu Senay GirmaIntervista con Nahu Senay Girma, Fondatrice e Direttrice AWIB, un’Associazione dedita alla crescita personale e professionale dell’universo femminile nel Paese africano: «Ci stiamo rendendo conto che, ad ogni livello della società, alcune donne hanno perso la fiducia in loro stesse. Il nostro intento é risvegliare il potenziale che hanno dentro»

 Lei ha fondato e dirige l’AWIB, un’Associazione impegnata nella crescita personale e professionale delle donne Etiopi, Paese che – proprio grazie alla forza dell’universo femminile – sta cambiando il suo futuro. Di cosa vi occupate, in particolare, e con quali risultati?

Ad AWiB ci occupiamo di accrescere il potenziale delle donne etiopi nelle loro realtà emergenti, attraverso la creazione di piattaforme di apprendimento. Facciamo ciò attraverso programmi mensili, nei quali approfondiamo argomenti considerati importanti per il nostro contesto e la vita di ogni giorno; forum annuali che ospitano 500 persone; serate di gala per la Donna di Eccellenza dell’anno;

tavole rotonde; corsi di formazione sul “come acquisire fiducia in se stessi” e “come migliorare la padronanza della lingua inglese”; seminari pubblici sulla leadership delle donne e di un nuovo Forum per Amministratrici Delegate.

Dopo 6 anni di attività -in cui abbiamo avuto l’onore di organizzare settantadue di questi eventi mensili, 5 forum annuali, 5 serate di gala per 35 straordinarie Donne di Eccellenza, più di settanta tavole rotonde, 3 seminari sulla leadership delle donne, e molte altre attività – ci sentiamo soddisfatte del fatto che stiamo contribuendo alla crescita di un movimento, tramite iniziative che stimolino una trasformazione sociale per donne etiopi che provengono da ambienti diversi, le quali hanno in comune il desiderio di trarre vantaggio dalla loro crescita professionale e interiore. I risultati del servizio di AWiB si stanno percependo nella crescita del “self empowerment” di chi partecipa ai nostri eventi, e nel riacquistare il potere interiore perduto. Questo si traduce in una realizzazione personale e una auto-attualizzazione. Tramite questo lavoro, ci stiamo rendendo conto che, ad ogni livello della società, ci sono donne che hanno perso la fiducia in loro stesse, e che non hanno realizzato il proprio potenziale. Ad AWiB vogliamo risvegliare quello che queste donne hanno dentro. In altre parole, attraverso questo lavoro, stiamo vedendo la trasformazione del modo di pensare delle nostre associate, le quali sviluppano un nuovo atteggiamento e un senso di ottimismo per il futuro. Alcune, si sentono a disagio per certe tematiche e conversazioni alle quali partecipano, ma noi questa sfida la vediamo come una cosa positiva perché, come associazione, stiamo “aprendo gli occhi” a tante persone, e smuovendo un po’ le acque in un Paese con costumi tradizionali molto radicati, che possono avere un’influenza negativa, soprattutto sulle donne. Altri cambiamenti che stiamo percependo nelle nostre associate includono la capacità di rinnovarsi tramite l’apertura di attività imprenditoriali, e l’assumere nuovi comportamenti da vere professioniste. In questo modo abbiamo il desiderio di contribuire al miglioramento del mondo dell’impresa femminile in Etiopia.

Siamo fiduciose che, attraverso un effetto a catena, tali associate AWiB, possano ispirare e influenzare altre donne nella società in modo positivo.

 

 

Quali partner vi supportano e quali sono i progetti cui attualmente state dedicando impegno ed energie?

Attualmente i nostri partners sono MCC, la Commercial Bank of Ethiopia, The Center for International Reproductive Health Training of the University of Michigan (CIRHT), e Impala Communication. Tali partners, in modo assolutamente silenzioso, ci appoggiano con fiducia poichè condividono la nostra visione e la nostra volontà di vedere più donne in posizione di leadership in ogni settore della società etiope. Di questo non possiamo che ringraziarli. Il progetto più nuovo cui stiamo dedicando le nostre energie è creare un Forum per Amministratrici Delegate. Diverse donne hanno risposto favorevolmente alla proposta, e sono pronte a dedicare del tempo a pianificare come, unite, possano dare supporto alla crescita di giovani donne nel loro settore, e come possano influenzare affari di natura sociale ed economica nel Paese.

 

In che modo, secondo lei, è possibile assecondare la crescita e l’affermazione professionale autentica delle donne nel mondo del lavoro nel suo Paese e nel nostro?

A livello della parità dei sessi, a mio avviso, in Etiopia non stiamo facendo grandi passi in avanti. Ogni giorno, soccombiamo a causa di fattori culturali e religiosi. Paradossalmente, vediamo che – in linea generale -sono le donne più istruite e benestanti che collaborano meno tra di loro. Le donne in difficoltà, invece, non hanno niente da perdere, e dunque fanno in modo di incontrarsi e di darsi una mano, con maggiore spirito di solidarietà. Per assecondare la crescita e l’affermazione professionale autentica delle donne in Etiopia dobbiamo far sì che esse abbiano accesso alle informazioni. Senza, siamo al buio. Purtroppo, la qualità dell’istruzione nel nostro Paese sta peggiorando, e per le nostre giovani laureate ci sono meno prospettive per il futuro. In più, avere accesso ad Internet è quasi un lusso, perché è molto costoso. Le nostre donne, dunque, hanno bisogno di incontrarsi e scambiarsi esperienze e informazioni in spazi messi loro a disposizione da AWiB e da altre associazioni. Purtroppo, alcune cominciano a partecipare ai nostri eventi, ma in qualche modo ne sono intimidite, e non tornano, forse preoccupate dall’energia e dal coraggio che occorrono per cambiare. Avendo vissuto anche in Italia, noto che ci sono delle analogie tra la nostra società e quella italiana, e cioè la presenza di una cultura patriarcale e leggermente maschilista, la quale può rendere la donna sottomessa, a differenza delle realtà anglosassoni e scandinave. In Italia, però, in media, le donne possono essere economicamente più indipendenti. Le donne italiane sono pure attorniate da arte, che può ispirare la loro creatività: in Italia ho avuto tante conversazioni molto stimolanti intellettualmente con diverse donne. L’arte la si può usare per risvegliare sentimenti positivi e costruttivi.

 

Luoghi comuni, stereotipi e retaggi culturali non favoriscono l’universo femminile ma, se dovesse dire la sua, le donne vincono perché…?

Le donne vincono perché sono resilienti. Forse non sempre sanno combattere aggressivamente come gli uomini, ma sanno sopravvivere con tanta speranza. La mattina si svegliono, e hanno la forza di dire: “Oggi è un altro giorno”. A volte, però sono più soggette degli uomini alla depressione.

 

Se dovesse scegliere una o più f igure femminili centrali nella storia, quale sarebbe il suo nome e perchè?

In primo luogo, sceglierei Gloria Steinem, giornalista, attivista e femminista americana. Scelgo lei per via della sua resilienza. Gloria ora ha 82 anni, e a gennaio di quest’anno ha partecipato alla Marcia delle Donne negli Stati Uniti. Ha ancora tanta energia! Da piccola, la Steinem ha avuto una vita molto dura. Ha cominciato a prendersi cura della madre all’età di dieci anni. Attualmente sta scrivendo un libro sull’impatto della poca autostima delle donne su loro stesse. Il problema della poca autostima è universale, a mio avviso. Tante donne non chiedono quello di cui hanno bisogno perché pensano di non meritarselo. Come donne abbiamo sempre a che fare con il nostro senso di colpa. Se dovessi indicare un’altra figura femminile, sceglierei Margaret Thatcher, ex primo ministro inglese. Ho sempre ammirato il suo coraggio, la sua tenacia e la sua audacia. La Thatcher non si tirava mai indietro e dava la parvenza di essere in controllo del suo futuro. Tali donne mi ispirano a perseverare in quello in cui credo ed in quello per cui mi batto ogni giorno.