Per Fausta Colosimo, managing Director della Cesare Trucillo spa, la forza della diversità è la scelta che ha permesso alla sua azienda di trarre vantaggio competitivo dal contributo di persone con competenze e attitudini differenti

 

 

Per molti l’essenza della leadership oggi risiede nella capacità di prendersi cura degli altri, creando sì valore per l’organizzazione ma al contempo costruendo una cultura aziendale inclusiva. Si riconosce in questo profilo?

Prendersi cura dei propri collaboratori è un dovere su un piano umano e, allo stesso tempo, un fattore critico di successo su un piano aziendale. Personalmente, ho sempre creduto fortemente nel potere dell’inclusione, del dialogo, della cooperazione, della formazione e della condivisione, tanto nella vita personale quanto in quella lavorativa. Trovo che siano elementi imprescindibili per il benessere di quanti contribuiscono all’organizzazione, per il funzionamento delle relazioni umane e quindi anche per il successo di qualsiasi progetto, in quanto creano senso di appartenenza, fiducia e motivazione e, al tempo stesso, opportunità di confronto, crescita reciproca e innovazione.

Impresa e famiglia: quanto contano nella sua vita singolarmente e quanto, invece, si completano?

La mia vita ha sempre avuto al centro la famiglia. La mia visione sul futuro, le mie scelte, il mio percorso sono sempre stati guidati dal valore che ripongo nella famiglia. Con questa prospettiva, la mia dedizione verso l’impresa è stata una scelta di vita che, per quanto mi abbia anche regalato tante soddisfazioni professionali, ha sempre trovato grande motivazione nel supportare mio marito e preparare il terreno ai miei figli. D’altronde, tanti anni passati a sviluppare i mercati internazionali sono stati frutto di un sogno, quello di portare nel mondo l’eccellenza del caffè che porta il nostro nome, che racconta la nostra storia fatta di passione e di impegno, di conoscenza e valori tramandati di generazione in generazione. Oggi posso dire che nonostante non sia sempre facile il connubio impresa-famiglia, per mia fortuna questi due mondi si completano. I miei figli, Antonia, Andrea e Cesare, hanno voluto fortemente partecipare al progetto di famiglia, entrando ognuno in un’area dell’azienda ben definita, incline alle loro attitudini e competenze.

Legati dagli stessi valori e dallo stesso entusiasmo, sono molto diversi tra di loro e ciò li rende complementari l’uno all’altro.

Nella sua azienda la diversity è un vantaggio competitivo?

Che si tratti di genere, età, etnia, cultura, competenze, la diversity è sempre stata un valore aggiunto nella Trucillo. In questi anni ho visitato tanti paesi e incontrato milioni di amanti del caffè nel mondo, desiderosi di conoscere la nostra cultura, di assaggiare, di odorare e preparare il caffè italiano. Ho visto come diverse tradizioni, esperienze e culture si possono incontrare e accrescere in un mondo senza distanze, unito dall’orgoglio di offrire tutto il piacere custodito in una tazzina di caffè. Un altro fattore di grande importanza quando si parla di diversità ha a che fare con le generazioni. Nella nostra azienda oggi ne convivono diverse. La chiave del successo è la condivisione di saperi diversi, basata sull’apertura al dialogo e all’ascolto.

L’equilibrio si raggiunge valorizzando da un lato l’esperienza della generazione più matura, e dall’altro la prospettiva dei giovani, più fresca e innovativa. Io faccio parte della generazione senior, che dopo tanti anni di lavoro sul campo, di esperienza e competenze sviluppate, ora deve prendere il ruolo di guida e affiancamento verso la nuova generazione, piena di nuove competenze, di voglia di innovare e di entusiasmo. Ancora, in quanto donna mi sento di menzionare anche il tema del gender. Testimonianza di quanto la figura femminile in Trucillo sia da sempre fulcro del successo aziendale è data dalla presenza di un’alta percentuale di donne in ogni settore strategico aziendale e a tutti i livelli di responsabilità. Si sente spesso parlare di gender equality, ma io credo fermamente che non bisogna ricercare l’uguaglianza, bensì la valorizzazione della diversità in quanto fonte inesauribile di ricchezza umana, oltre che di grandi vantaggi competitivi.

Secondo lei le donne hanno delle “soft skills” diverse rispetto agli uomini? Quali riconosce come proprie?

Sicuramente nella mia esperienza lavorativa ho incontrato molte donne in cui ho potuto riscontrare “soft skills” comuni e in cui mi sono anche riconosciuta, in particolare quelle legate alla comunicazione, alla condivisione, alla mediazione e più di tutto all’empatia. Con il passare del tempo, però, la società sta diventando sempre più complessa, tanto da non poter più semplificare e categorizzare in “soft skills” al maschile e al femminile. Oggi il panorama delle possibili combinazioni di skills è molto più imprevedibile, in quanto ricco di possibilità.

In quali ideali crede come donna e come imprenditrice di successo?

Citando le parole di Carl Schurz, «Gli ideali sono come stelle: non li raggiungeremo mai, ma come il navigatore sulle acque deserte dell’oceano, li scegliamo come guida, e seguendoli, raggiungiamo il nostro destino». Le stelle che guidano il mio destino sono le relazioni umane, quelle fatte di gentilezza, condivisione, fiducia, libertà, rispetto. Credo fermamente, come donna e come imprenditrice, che solo grazie ad esse si rende possibile la costruzione di un mondo migliore.

C’è stato un momento di svolta, una scelta decisiva che ha cambiato il corso della sua vita?

Era il 1987, io facevo la cantante, in tournée con Gino Paoli e Zucchero (la musica è l’altra mia grande passione). Un giorno ho incontrato Matteo: l’amore è fatto di affinità, di fili misteriosi, mi sono innamorata e ho messo su famiglia. Tutto d’un tratto il caffè è diventato parte integrante della mia vita, permeandone ogni passo. Dopo la laurea in lettere, avevo pensato di conseguirne un’altra in scienze della comunicazione ed è a quel punto che mio marito, spinto da un sogno, quello di creare una scuola di formazione sul caffè in azienda, mi coinvolse e mi spronò a studiare il caffè a 360°, dalla pianta alla tostatura, dalla macinatura all’estrazione, dall’assaggio all’analisi sensoriale in cui ho conseguito il Master nel 1998. Allora, fu un salto nel buio. Di formazione non si parlava, né esistevano figure professionali che condividessero le proprie conoscenze. Nonostante questo, abbiamo costruito un progetto formativo ambizioso, in continua evoluzione e in grado di rispondere a mercati sempre più esigenti. Oggi l’Accademia Trucillo è il nostro fiore all’occhiello, sotto la guida di mia figlia Antonia.

Il mondo del lavoro ideale racchiuso in tre parole. Quali sono le sue?

Il mondo del lavoro ideale è per me diventato realtà. Etica, passione e autenticità. Questi valori chiari e condivisi hanno guidato negli anni il nostro modo di fare business, la nostra cultura aziendale, hanno trasformato la nostra organizzazione e ispirato le nostre persone e i nostri clienti. “Noi siamo il nostro caffè”, questo è il nostro motto, perché “il caffè che noi facciamo porta il nostro nome e, con esso, tutto ciò che vi è racchiuso”.