Il coraggio della prudenza

È tempo di fare nostro un cambiamento culturale, che preveda l’abbandono dell’antico concetto di prevenzione – legato a didascaliche burocrazie costrittive – a favore del più moderno e maturo concetto di consapevolezza, con cui l’essere umano si troverebbe al centro del sistema e, attraverso le proprie conoscenze e capacità acquisite, manterrebbe il totale controllo del proprio agire

Durante gli ultimi quindici anni, forte delle innumerevoli esperienze nei settori industriali di produzione, manutenzione e logistica, lavorando ed eseguendo “audits di Sicurezza” nelle fabbriche manifatturiere di tutto il mondo, ho sempre ripetuto, agli innumerevoli interlocutori e ai responsabili della salute dei lavoratori, che il luogo più sicuro al mondo, in cui nessuno potrà mai infortunarsi o contrarre una malattia, è quello chiuso, totalmente spento, ovvero senza attività, né energie lavorative.

È triste dover ammettere che, nel momento in cui decidiamo di mantenere aperta e quindi viva un’unità produttiva, automaticamente accettiamo che, statisticamente, qualcuno un giorno o l’altro subirà un infortunio più o meno grave.

Ed ecco nascere la necessità di avere leggi, regole, obblighi, verifiche periodiche. Insomma, tutto ciò che in gergo si chiama “Sistema di prevenzione e protezione”.

I professionisti della Sicurezza conoscono perfettamente la materia e spesso incontrano grandi difficoltà a trasferire la loro conoscenza sul campo.

Nascono così le protezioni collettive e individuali, le riunioni, gli addestramenti, la ricerca continua del miglioramento e, nella peggiore delle ipotesi, l’investigazione delle cause di un incidente.

Sono assolutamente sicuro di poter affermare che l’essere umano è più convinto che persuaso dell’efficacia di taluni sistemi di prevenzione e di protezione.

Il motivo è da ricercarsi nella caratteristica dell’uomo di essere allergico alle regole, in quanto considerate un’imposizione top down, quindi un obbligo. E nessuno mai è per natura predisposto a seguire un obbligo.

Credo sia necessaria una svolta, un cambiamento culturale, che preveda l’abbandono dell’antico concetto di prevenzione – legato a didascaliche burocrazie costrittive – a favore del più moderno e maturo concetto di consapevolezza, con cui l’essere umano si troverebbe al centro del sistema e, attraverso le proprie conoscenze e capacità acquisite, manterrebbe il totale controllo del proprio agire.

Attraverso la consapevolezza è possibile affrontare i pericoli – sempre presenti in ogni ambiente – avendo la possibilità di controllarne i “rischi di esposizione” e di ridurli al minimo livello possibile.

Il compito di un manager, di qualsiasi settore, è quello di rendere le persone consapevoli, di persuaderle profondamente e di aiutarle in questo cambiamento culturale. Bisogna che il manager conduca le persone in un percorso che consenta loro di avere il coraggio delle proprie azioni mantenendo ben chiaro l’intero scenario, affinché possano avere la giusta prudenza nelle azioni e contribuire a mantenere aperte – e di conseguenza in vita – le attività produttive vitali per la nostra economia.