Obesità e comportamenti alimentari (4° parte)

giuseppe fatatiGli effetti negativi di alcuni stili di vita sbagliati spiegati dal lavoro dell’Osservatorio dell’Associazione Italiana di Dietetica e Nutrizione Clinica

 

Dal 2009 è attivo un Osservatorio sugli stili di vita e le abitudini alimentari (l’Osservatorio ADI-Nestlé) per ottenere informazioni su cui basare strumenti di comunicazione orientati a stimolare stili di vita corretti per i cittadini. Il sondaggio disponibile via internet, basato su un questionario di oltre 80 domande, raggiunge ogni anno più di 5000 persone. La terza edizione dell’Osservatorio ha raggiunto 6715 partecipanti: 5715 interviste sono state condotte on line, altre 1000 sono state eseguite telefonicamente su un campione rappresentativo della popolazione per sesso, età, area geografica e ampiezza del centro abitativo.

Il campione di età compresa tra i 18 e i 65 anni è risultato composto, utilizzando l’indice di massa corporea (IMC o BMI), approssimativamente da poco più della metà di normopeso (53%), da un 44% di sovrappeso e obesi (S:29%, O:15%) e da un 3% di sottopeso.
Il dato è in linea con le rilevazioni 2009 e 2010. La maggior parte delle persone in sovrappeso sembra essere cosciente della propria situazione fisica (per l’83% i sovrappeso si definiscono tali). Molti degli intervistati ammettono di condurre una vita sedentaria e di non praticare attività fisica costante; il 40% degli obesi non fa mai attività fisica e un altro 23% riferisce di fare meno di un’ora di attività settimanale.

La maggior parte del campione afferma di darsi delle regole a tavola, ma verosimilmente non sono corrette e quindi non hanno portato a risultati apprezzabili; solo il 56% del campione rispetta le linee guida nazionali in relazione ai consumi settimanali. Chi tende a prendere peso riferisce comportamenti poco salutistici: consuma più alcolici e più frequentemente mangia mentre guarda la TV. Sappiamo che il grasso corporeo e il peso si accumulano quando il contenuto energetico degli alimenti e delle bevande introdotte supera l’energia richiesta dal metabolismo e dall’attività fisica dell’individuo. Poiché entrambe le componenti, cioè l’apporto e il dispendio energetico, contribuiscono all’aumento del peso corporeo, è spesso difficile identificare l’apporto eccessivo o l’inattività fisica presi singolarmente come unico fattore chiaramente dimostrabile e responsabile del problema dell’obesità di un individuo o di una società. Il nostro rilevamento conferma e, in un qualche modo amplifica, i dati già conosciuti e sembra dimostrare che almeno nei soggetti che hanno risposto volontariamente al questionario entrambe le componenti sono presenti. Infatti i soggetti con maggior peso sono più sedentari e associano abitudini alimentari scorrette; è interessante notare come i consumi, i comportamenti, e lo stile di vita si rapportino.

In conclusione l’Osservatorio ha permesso alcune interessanti deduzioni: 1 italiano su 2 ha problemi di peso e la maggior parte degli obesi ha uno stile di vita sedentario. L’obesità, in età lavorativa, è un fenomeno prevalentemente maschile; gli uomini, sebbene più obesi, sono i più soddisfatti del proprio peso e sono meno portati a modificare i propri comportamenti. Indubbiamente l’obesità è un fenomeno che aumenta con l’età e non vi sono sostanziali differenze in termini di area geografica: si rileva solamente una leggera maggiore concentrazione di obesi nel sud e nelle isole. Il consumo eccessivo di alcol, in considerazione del dato ottenuto, può essere considerato una delle concause dell’obesità.

 

Se vogliamo migliorare i nostri comportamenti è importante valorizzare i pasti come momento di convivialità e recuperare il piacere di discutere a tavola con la famiglia, mentre è sconsigliabile mangiare meccanicamente senza distogliere lo sguardo dalla TV. Queste osservazioni sono in sintonia con quanti ipotizzano che non è corretto affermare che la dieta inadeguata o uno stile di vita sedentario siano singolarmente responsabili del carico sanitario relativo all’obesità di un paese, ma che entrambi i fattori hanno bisogno di essere migliorati e affrontati con interventi strutturali.