Turati: «Il PGE al fianco delle imprese e del Paese»

Diverse le iniziative messe in campo nei mesi dell’emergenza Coronavirus per garantire, da un lato, la continuità produttiva e, dall’altro, proteggere vite umane

 

Il claim del PGE – Programma Gestione Emergenze di Confindustria, sotto la guida della Piccola Industria – è chiaro: «Rendere disponibile ciò che serve, quando serve, dove serve». Tante le iniziative messe in campo in questi mesi per rispondere all’emergenza Covid-19. Quali le principali?

Nei mesi difficili che ha affrontato il Paese a causa dell’emergenza sanitaria, il PGE ha gestito una mole poderosa di iniziative tese a garantire, da un lato, la continuità produttiva delle imprese e, dall’altro non certo meno importante, a proteggere vite umane e mostrare solidarietà con il personale sanitario esposto in prima linea. La pervasività del virus ha colti tutti di sorpresa, generando in più occasioni e contesti poca chiarezza e indecisione. Per “natura”, però, il PGE è programmato per pianificare e gestire situazioni complesse, dandosi regole e procedure strutturate.

Tantissime le iniziative di cui ci siamo fatti carico, orientate su 3 direttrici sostanziali. La prima ha avuto una forte connotazione operativa e, se vogliamo, anche personale: sono bresciano, per cui in qualità di componente della task force PGE sono stato direttamente coinvolto nella gestione dei fondi raccolti dalla campagna “Aiutiamo Brescia”, voluta dalla Fondazione Comunità Bresciana e dal Giornale di Brescia, interessandomi innanzitutto della parte di dialogo con Prefettura e altre istituzioni. In quattro settimane sono stati raccolti e gestiti 17 milioni di euro, utilizzati per il reperimento e l’approvvigionamento emergenziale di dispositivi di protezione individuale e materiale sanitario destinati a ospedali, rsa e rsd.

Oltre a questo, il PGE ha lavorato con profondo impegno alla definizione dei vari protocolli per il rispetto delle normative per consentire alle aziende di lavorare e di farlo in sicurezza, tra cui quello fondamentale, relativo alla regolamentazione delle misure per il contrasto e il contenimento della diffusione del virus negli ambienti di lavoro, condiviso dalle parti sociali il 14 marzo e aggiornato, successivamente, per tenere conto della Fase 2. Diversi anche i contributi di ordine normativo proposti dal PGE, successivamente confluiti in quei provvedimenti più generali che hanno dettato le regole da seguire nei giorni più critici e caotici.

La terza dimensione su cui si è concentrato il PGE ha riguardato infine la gestione degli accordi con il Commissario per l’emergenza Arcuri rispetto all’esigenza da parte delle imprese italiane di reperire sul mercato di mascherine certificate. Stabilendo che il 20% dei dispositivi importati o donati fosse destinato alla Protezione Civile, sono state sbloccate e velocizzate le procedure di sdoganamento di dpi e mascherine chirurgiche ordinate dalle imprese socie del Sistema Confindustria per effetto di specifici “accordi quadro” siglati da Piccola Industria. In pochi mesi sono state messe a disposizione del sistema più di 12 milioni di mascherine, tra chirurgiche e FFP2, a prezzi competitivi e sollevando di fatto le Pmi associate dagli oneri di contrattazione, acquisto e difficoltà logistiche connesse all’approvvigionamento. Sono stati mesi faticosi ma profondamente utili.

Le azioni realizzate hanno interessato tutto il Paese?

In un primo momento, abbiamo avuto un particolare riguardo per le aree del Paese più colpite dalla pandemia, che necessitavano di una priorità assoluta, ma tutta l’Italia ha potuto contare sull’impegno del PGE.

Quali, invece, quelle portate a compimento grazie al raccordo tra PGE e Task force coronavirus di Confindustria?

Il dialogo tra PGE e Task force di Confindustria è stato intenso e quotidiano. È stato il modo grazie al quale siamo riusciti a raccogliere le istanze che provenivano dai territori, anche grazie alla rete capillare delle associazioni territoriali e di categoria del sistema. Gli alert erano i più disparati e allora spettava alla cabina di regia del PGE (cinque persone con diverse competenze, tra cui la mia) filtrarle, dando precedenza a quelle richieste che avevano una valenza più ampia e omogenea.

L’ultimo lavoro svolto, in ordine di tempo, è stato relativo alla gestione dei test sierologici, rispetto ai quali c’è stata purtroppo una generale confusione che ha compromesso procedure e risultati. In questi mesi il nodo relativo alla iper-regolamentazione del Paese, così come alla scarsa chiarezza anche dei provvedimenti nati in piena emergenza, è emerso con prepotenza. Spesso le regole si sono mostrate non dirimenti, ma formulate in modo da lasciare ampi margini a dubbi e fraintendimenti. Ecco, questa è un’emergenza italiana perenne cui dovremmo finalmente trovare una soluzione.