Marinaro: «Nella giustizia, come nella società, è tempo di mediazione e di coesione»

Il “Manifesto della giustizia complementare alla giurisdizione” – firmato dal gruppo di esperti parte del “Tavolo Tecnico sulle procedure stragiudiziali in ambito civile e commerciale” presso il Ministero della Giustizia – mira a dare “una risposta concreta all’emergenza economica e sociale”. Ne parliamo con Marco Marinaro, tra i firmatari del documento di proposte 

Il Covid-19 ha assestato un duro colpo ai già lenti tempi della giustizia italiana, che però ha risposto proponendo un Manifesto per la gestione efficiente di un cambio di passo oggi più che mai inevitabile. Quali le richieste salienti e per quali destinatari?

La situazione emergenziale determinata dal Covid-19 ha reso necessaria la sospensione dell’attività processuale ordinaria causando, quindi, un sostanziale blocco della giustizia civile. Occorrerà verificare nelle prossime settimane se la sospensione sarà ulteriormente prorogata oltre l’11 maggio, ovvero si entrerà nella fase intermedia di ripresa delle attività con l’utilizzo di sistemi di comunicazione a distanza per lo svolgimento delle udienze la cui organizzazione è stata rimessa ai singoli uffici giudiziari (fino al 30 giugno).

In ogni caso, sarà inevitabile l’ingorgo determinato da due mesi di sospensione, come saranno ineludibili gli ulteriori rallentamenti e differimenti conseguenti alla fase intermedia. Inoltre, contribuiranno a rendere difficile la gestione della ripresa (considerando anche la sospensione feriale prevista per legge nel mese di agosto) anche l’avvio dei nuovi processi (che ora sono in attesa), come anche l’emersione del nuovo contenzioso derivante in materia contrattuale ed extracontrattuale proprio dalla situazione emergenziale.

Dinanzi ad ogni giudice si creerà un effetto ad imbuto e le cause dovranno necessariamente essere distribuite nel tempo con ritardi che potranno essere recuperati soltanto in una prospettiva almeno biennale.

Ma il rischio di una vera e propria “litigation explosion” non costituisce soltanto un problema giudiziario e perciò stesso da affrontare con strumenti organizzativi interni all’amministrazione della giustizia, ma sottende la profonda crisi economica e sociale che il Paese sarà chiamato ad affrontare nei prossimi mesi le cui dimensioni ancora non possono essere correttamente stimate.

Occorrono evidentemente soluzioni innovative che guardino al problema nella sua complessità offrendo risposte rapide in una prospettiva “coesistenziale”. Sta maturando in questa fase critica per il Paese la consapevolezza che siano necessarie risposte che attingano alla c.d. giustizia complementare, ed in particolare agli strumenti mediativi e negoziali.

Il “Manifesto della giustizia complementare alla giurisdizione” mira a dare “una risposta concreta all’emergenza economica e sociale” non senza che possano intravedersi profili strutturali da valorizzare una volta conclusa la fase emergenziale per una giustizia civile efficiente, efficace e sostenibile.

Il “manifesto” intende sostenere e promuovere l’implementazione di percorsi stragiudiziali, preventivi e successivi, necessari alla pacificazione sociale. È indispensabile in questa fase l’immediata adozione di strumenti agili, rapidi, flessibili, efficaci, incentivati, che possano consentire di fronteggiare adeguatamente la situazione di stallo delle cause pendenti e l’incombere di un esponenziale incremento della domanda di giustizia. Ma soprattutto è indispensabile approntare sistemi che rafforzino la coesione sociale in una fase in cui la lacerazione del tessuto sociale potrà condurre a situazioni laceranti. Non senza considerare che mediazione e negoziazione non si sono fermate e proseguono utilizzando i sistemi di videoconferenza garantendo la composizione delle liti senza soluzione di continuità.

È il tempo della mediazione, perché è il tempo della coesione. È il tempo in cui ciascuno è chiamato nel proprio ruolo a dare il suo contributo in termini di competenza e di partecipazione leale, responsabile e coesistenziale. Ognuno è perciò chiamato a cooperare e collaborare per la rinascita del Paese anche e soprattutto nel momento dell’inevitabile conflitto, nel momento in cui la controversia rischia di esacerbarsi, nel momento più critico del rapporto e della relazione personale, in una prospettiva solidaristica che attinga ai valori costituzionali che più profondamente permeano il nostro Paese.

Chi sono i firmatari e che iter attende questa corale proposta?

La proposta del “manifesto” nasce dal gruppo degli esperti che sono parte del “Tavolo Tecnico sulle procedure stragiudiziali in ambito civile e commerciale” istituito con D.M. 23 dicembre 2019 presso il Ministero della Giustizia. L’obiettivo è quello di avviare la riflessione e il confronto anche in una prospettiva strutturale, ma anche quella di coagulare le idee, le proposte, le iniziative da sottoporre al Tavolo Tecnico ministeriale per offrire soluzioni utili al Governo in questa fase di particolarmente critica. Il “manifesto” ha già ottenuto in questi giorni il pieno e convinto sostegno da parte di molti autorevoli esponenti del mondo accademico e della magistratura oltre che del Consiglio Nazionale Forense e dell’Organismo Congressuale Forense.

Nel 1931, scriveva Albert Einstein che “La crisi è la più grande benedizione per le persone e le nazioni, perché la crisi porta progressi. La creatività nasce dall’angoscia come il giorno nasce dalla notte oscura. È nella crisi che sorge l’inventiva, le scoperte e le grandi strategie. Chi supera la crisi supera sé stesso senza essere superato”.

Lavoriamo nella crisi non solo per superare la fase dell’emergenza, ma per migliorare il nostro mondo quando questa crisi diventerà soltanto un drammatico ricordo.

 Qui il manifesto in pdf