Lodato, presidente GI Confindustria Salerno, sulla Legge di Stabilità: «Tanto rumore per poco»

LODATO PETROSINO MORELLI WEBA margine del convegno nazionale dei Giovani di Confindustria – in corso di svolgimento alla Stazione Marittima di Napoli – il Presidente dei G.I. di Confindustria Salerno, Gennaro Lodato, commenta freddamente la Legge di Stabilità licenziata dal Governo per la portata modesta dei provvedimenti di riforma in essa contenuti, incapaci di essere risolutivi per il rilancio dell’economia del Paese.

Presidente, il titolo del convegno dei Giovani Imprenditori di quest’anno è “Diamoci un taglio”.  Un monito a disfarsi dei retaggi negativi delle scelte passate ma anche un augurio perché venga inaugurata una nuova stagione per il Paese…
Abbiamo deciso quest’anno di dedicare il XXVIII Convegno di Capri per Napoli all’Italia che vuole farcela puntando sulla tenacia e il coraggio di chi non abbandona il Paese, ma resta per “dare un taglio” alle idee ormai logore e ricominciare dal buono che c’è.

 

Diamo un taglio alla spesa pubblica inefficiente, alla pressione fiscale che soffoca la crescita delle imprese, all’illegalità, ma anche allo Stato che troppo spesso langue nell’esercizio delle sue funzioni. Siamo ancora convinti che non tutto sia perduto, nonostante una politica che non decide ma balbetta, come dimostrato dalla Legge di Stabilità.

Qual è il suo giudizio sul disegno di Legge del Governo Letta?
Rispetto alla Legge di Stabilità il giudizio dei Giovani Imprenditori è alquanto critico. L’insieme delle misure contemplate nel disegno di legge non sono infatti sufficienti a far tornare a crescere il Paese. Non c’è traccia alcuna di riforme strutturali, oramai non più rinviabili.

 

È vero, l’abbassamento del prelievo fiscale su lavoratori e imprese e la riduzione del cuneo contributivo promessi ci sono, ma sono provvedimenti assai modesti.  Ci aspettavamo scelte più coraggiose da parte della politica.

 

Il rispetto del Patto di Stabilità non può più essere un limite così forte all’azione e alla decisione. A nostro avviso varrebbe la pena di metterlo in discussione nell’immediato, pur di avviare riforme ad ampio respiro, serie e credibili che, nel lungo periodo, sarebbero le sole capaci di cambiare l’Italia. Neanche la tenuta del Governo è a conti fatti una ragione oggi plausibile.

 

Ovunque i governi di larghe intese servono proprio a fare scelte di valore, talvolta impopolari.

 

Da noi, invece, le larghe intese partoriscono solo risultati stretti. Bisognerebbe cominciare con il chiedersi sul serio se, in nome della stabilità, siamo davvero sicuri di voler pagare un prezzo così alto. Se non si ha il coraggio di fare scelte forti, almeno si torni al voto ma con una nuova legge elettorale.