Lembo, Procura di Salerno: «Via dal circuito dell’economia legale l’impresa cattiva»

Corrado Lembo
Procura della Repubblica di Salerno

Insieme con Confindustria Salerno la Procura costituirà un Tavolo Tecnico per definire azioni comuni che consentano alle aziende di operare in un contesto territoriale che garantisca loro la trasparenza e il rispetto delle regole

Procuratore, cominciamo dalla Riforma Orlando: un cammino a ostacoli, lungo due anni. Cosa la convince e cosa meno? Le norme sulla prescrizione, ad esempio, saranno utili?

A prescindere dalla buona volontà del Ministro della giustizia, persona che stimo, a non convincermi è il metodo utilizzato. Da decenni si va avanti con riforme settoriali che non guardano complessivamente a tutto il sistema che, nel tempo, è diventato così farraginoso, di difficile comprensione per gli stessi addetti ai lavori.
Se il legislatore, come sosteneva Bernardo Tanucci, Ministro della Giustizia e Ministro degli Affari esteri e della Casa Reale di Borbone, finisce per avere “l’arteteca” facendo e disfacendo, allargando e restringendo le norme come accaduto per la prescrizione, non solo il cittadino resta disorientato ma anche l’interprete. Nel caso della prescrizione, ad esempio, la soluzione è già nella Carta Costituzionale che sul punto è chiara: un processo deve essere giusto e per esserlo viene da sé deve svolgersi con rapidità, in tempi ragionevoli.
Un ordinamento che preveda un processo destinato a svolgersi in tempi lunghi e che preveda la possibilità che il reato si prescriva in tempi altrettanto lunghi mentre il processo ancora si svolge, è di per sé già un nonsenso, perché va in direzione contraria a quella che è la strada maestra tracciata dalla Costituzione.
La vera riforma sarebbe quella tesa alla semplificazione, alla delegificazione perché come dicevano i romani “simplicitas legum amica”.
La Costituzione è e deve rimanere il nostro punto di riferimento e alla luce di essa andrebbe riformato l’intero sistema penale. Finora nessuno ci è riuscito. Il codice Rocco è ancora in vigore, eppure è nato in pieno regime fascista. Possibile, allora, che nel nostro Paese non ci siano giuristi in grado di aggiornarlo in un quadro sistematico di insieme?
E perché non si riesce?

Perché in Italia si legifera in modo frammentario, sotto l’impulso del momento o del problema contingente. La classe politica dovrebbe, invece, avere forza, capacità e tempra morale tali da mettere mano a riforme che servono ai cittadini, in primis quella relativa al diritto penale che, in quanto Magna Carta del reo, condiziona e delimita non solo le scelte di politica criminale che si traducono nelle leggi penali ma, più semplicemente, indica cosa è lecito e cosa vietato ai cittadini.
Il diritto penale ha a che fare con i grandi valori costituzionali, la tutela della vita, del patrimonio, la legalità dell’azione amministrativa e, per questa ragione fondamentale, ne andrebbero riscritte le regole secondo principi di chiarezza, semplicità e rapidità. Ancora una volta la Costituzione dovrebbe essere il giusto riferimento, con il suo linguaggio certo ed essenziale, senza opacità alcuna.
Torniamo al “nostro” territorio: quali sono le cifre dell’economia criminale nel Salernitano e che tipo di “illegalità” trova più diffusamente terreno fertile?

Non esistono numeri assoluti, ma stime di massima. C’è chi ritiene che il prodotto lordo della criminalità si aggiri intorno a 130 miliardi, altri che invece lo approssimano a 10 miliardi. In ogni caso ciò che è certo è che la criminalità oggi ha cambiato pelle, avendo dalla sua una grossa capacità di spesa. La criminalità, in alcune aree del Salernitano, è arrivata a radicarsi nell’economia legale, addirittura acquisendo aziende, approfittando delle difficoltà finanziarie che molte imprese hanno attraversato a causa della crisi economica.
La sua visione collaborativa del ruolo della Procura a Salerno, tesa non solo alla repressione dell’economia criminale ma anche ad azioni che rinsaldino rapporti sani con la cittadinanza e con le imprese, sta ottenendo buoni riscontri?

Più che di collaborazione, io parlerei di trasparenza nelle indicazioni delle strategie di intervento per l’aggressione e la neutralizzazione dei fenomeni criminali salienti nel nostro territorio.
In questo solco si inserisce anche l’incontro avuto con il Consiglio Generale di Confindustria Salerno lo scorso 27 settembre, a valle del quale sarà costituito un Tavolo Tecnico per definire azioni e iniziative comuni che consentano alle aziende di operare in un contesto territoriale che garantisca loro la trasparenza e il rispetto delle regole. È possibile costruire insieme delle sinergie per allontanare dal circuito dell’economia legale l’impresa cattiva. È nell’interesse sia del circuito delle imprese sane, sia della Procura, quotidianamente impegnata per assicurare il rispetto delle regole e delle leggi.
Anche in tema di ambiente è possibile lavorare a un clima di maggiore cooperazione con le aziende, migliorando lo scambio di informazioni e prevenendo così i possibili errori dovuti alla sola buona fede?

Certo. Il mio ufficio ha orientato le proprie attività in questa direzione. Oltre a illustrare le criticità e le strategie di contrasto ai comportamenti devianti, la Procura vuole informare il cittadino, spiegandogli ad esempio a quali controlli potrebbe essere sottoposta la sua azienda, per aiutarlo a mettersi sulla strada della legalità anche in tema di tutela ambientale.
Un tempo nelle scuole si insegnava l’educazione civica, oggi passata di moda. Non crede sia stata una scelta miope e sbagliata?

Senz’altro lo è stato, ma la semplice educazione formale oggi dovrebbe essere perfezionata mettendo in essere azioni concrete. Credo nella potenza del buon esempio nel nostro sistema sociale, capace di dare vita a comportamenti coerenti e virtuosi, innescando naturalmente positivi processi imitativi ed emulativi. Pensare e praticare i valori.
Questa potrebbe essere oggi la buona educazione.