«Lasciateci premiare»

g denicola

Per l’ideatore del riconoscimento salernitano all’innovazione, il Premio Best Practices di Confindustria Salerno è ormai diventato sostanziale, necessario ed essenziale anche per rimuovere quelle barriere che ostacolano la nascita di progetti qualificati

 

Dottor De Nicola, iniziamo dalla fine: quali sono stati i numeri dell’ultima edizione del Premio Best Practices per l’Innovazione di Confindustria Salerno?
Il dato più oggettivo dell’ultima edizione del Premio è stato vedere il consolidamento di un’idea da parte dei diretti interessati. La conferma di una dimensione nazionale del progetto ottenuta grazie alla condivisione della sua mission tra vecchi e nuovi partecipanti, i quali hanno prodotto un passaparola virale sia nella fase preliminare che durante l’evento finale.
106 progetti in concorso e 20 fuori concorso, 75 partner e sponsor (tra cui 12 past partecipants che hanno sostenuto l’evento), 19 regioni rappresentate, la crescita del pubblico presente nella 2 giorni, oltre 3.800.000 impressions dell’hashtag #premiobp15 nella settimana dell’evento, l’incremento del 55% del traffico sul sito del Premio Best Practices per l’Innovazione. Tutti questi dati parlano di una capacità di coinvolgere i partecipanti, facendoli diventare protagonisti diretti e attori del processo.

Quanto è stato importante il web nella crescita costante dell’iniziativa?
Il Premio credo sia stato tra i primi eventi a scommettere sulla dimensione 2.0. Dalla IV edizione in poi la sinergia tra evento tradizionale e digitale (streaming, social e web) ha permesso di aprire l’iniziativa all’esterno del perimetro tradizionale di Confindustria Salerno. Il Premio ha generato opportunità concrete di sviluppo e visibilità a tanti innovatori. Senza l’integrazione digitale questo non sarebbe successo.
Questa è la dimostrazione di quanto sia urgente colmare il digital divide, che oggi è più culturale che tecnologico anche grazie alla enorme riduzione degli investimenti tecnologici necessari per avere una presenza sulla rete efficace e utile.

Fatti 100 (più o meno) i progetti in gara – quest’anno erano 106 – quanti secondo lei hanno maggiori probabilità di entrare in mercato?
Quest’anno più che mai la qualità delle proposte è cresciuta molto. Nei comitati scientifici non è stato facile scegliere i vincitori e i menzionati. Le idee presentate (sia delle startup che delle imprese) hanno evidenziato un grande valore potenziale, verificato immediatamente da diversi partner del Premio che hanno selezionato, a diverso titolo, molti progetti.
Ci aspettiamo risultati anche a breve da queste verifiche e anche questo dato ci conforta: se il Premio raccoglie l’interesse di progetti sempre più qualificati, vuol dire che viene vissuto con maggiore rilevanza dai partecipanti. Una scelta che ci onora.

Per la sua ormai comprovata esperienza una buona idea diventa più facilmente finanziabile se…?
Non mi sento un esperto (né uno dei tanti guru di cui si sente parlare). Personalmente credo che il mix ideale per un finanziatore (e per il mercato) nasca dalla combinazione idea/team.
Un’ottima idea ha futuro se è portata avanti da un team convinto e motivato. La formula magica non esiste e spesso le combinazioni fortuite (incontrare le persone giuste) sono un fattore determinante. Anche per questo abbiamo allargato la platea di partner in modo da rendere meno casuale la possibilità di far matchare domanda e offerta di innovazione.

Quanto conta la ricaduta sociale che un progetto può avere sul territorio?
Se per progetto intendiamo un’idea d’impresa, la risposta è scontata. Ogni impresa genera ricaduta sociale in un territorio. Ovviamente ogni territorio ha la sua peculiarità e forse una startup che
nasce e cresce a Salerno ha sicuramente un impatto sociale maggiore dell’omologa esperienza a Milano. Quello che viviamo con il Premio Best Practices per l’Innovazione è anche la sua ricaduta in termini di “entusiasmo” inteso come capacità di generare voglia di guardare avanti, soprattutto a Sud dove le grandi intelligenze che abbiamo incontrato in questi anni si scontrano con un’infrastruttura sociale e culturale che rende complesse la nascita e la crescita di una buona idea. Ma il Premio esiste anche per tentare di rimuovere questi ostacoli.

Se dovesse definire il Premio BP di Confindustria Salerno in modo immediato, quasi iconico, quali aggettivi utilizzerebbe?
Sostanziale, nel senso di fondamentale, necessario ed essenziale. Ma sono il padre (come dice il mio presidente Maccauro) di una (spero) buona idea. E ogni scarrafone è bell…