Iodo, il genio compreso

Tanto studio e disciplina per Paolo Trucillo, Daniele Sofia e Massimo Moffa, ingegneri e fondatori della startup innovativa specializzata nella produzione di drug carrier mediante impianti e processi ad alta pressione

 

Quante cose è, insieme, Iodo? Iodo – dalla crasi tra la parola italiana “Io” e quella inglese “do”, fare – è innanzitutto una startup innovativa specializzata nella produzione di drug carrier (letteralmente trasportatori di farmaco) mediante impianti e processi ad alta pressione. A fondarla, nel febbraio del 2021, tre giovani, brillanti ingegneri salernitani: Paolo Trucillo, Daniele Sofia e Massimo Moffa. Paolo, dopo un dottorato in ingegneria industriale conseguito all’Università di Salerno, adesso è ricercatore in ingegneria dei materiali a Napoli presso la Federico II. Background simile per Daniele (anche lui ingegnere chimico, dottorato in ingegneria industriale a Salerno e con specializzazione in processi di produzione additiva ed Analisi Dati). Massimo, invece, laureando in ingegneria informatica sempre a Salerno, è l’amministratore, e in Iodo si occupa del controllo variabili in remoto e di tutti i processi afferenti all’IT.

Percorsi simili, ambizioni comuni e identico modo di conoscere. Anzi, di costruire. Iodo è, infatti, anche una storia di crescita personale e professionale di tre giovani che – combinando insieme competenze in ambiti scientifici differenti – sono passati dalla ricerca di ateneo alla prova sul campo, dando vita a una sorta di intellectual company, che parla al mondo, divenuta oggi una srl. Attualmente Iodo ha all’attivo tre brevetti depositati e un disegno industriale per mettere a punto dei sistemi di produzione ad alta pressione di drug carrier (ovvero involucri biocompatibili capaci di proteggere il farmaco durante la somministrazione) e sistemi di controllo remoto in logica IOT migliorandone la biodisponibilità e quindi l’efficacia nelle cellule bersaglio, controllando al contempo il rilascio della molecola e minimizzando gli effetti collaterali.

Il talento ingegneristico dei tre, l’istruzione di alto livello e la montagna di lavoro fin qui svolto, ha di recente richiamato l’esperienza di un imprenditore navigato che fa capo, tra l’altro, a Rebirth srl, al punto di convincerlo – nel dicembre scorso – ad acquisire delle quote che hanno permesso di aumentarne il capitale sociale e, soprattutto, di accelerarne la crescita. Iodo però, lo dicevamo, non è solo una startup innovativa che fa ricerca per altre aziende, cui restituisce incapsulata la formulazione ottimale di un farmaco, ma racchiude in sé anche la conoscenza di processi al alta pressione, nonché di quelli tradizionali, per la produzione di drug carrier lipidici, polimerici e ibridi.

La società promette di fare e fare bene; ad oggi, si propone sul mercato per attività che spaziano dalla progettazione di impianti on demand, all’ottimizzazione e al controllo automatizzato dei parametri di processo, rendendo disponibili ad altre aziende la tanta pratica acquisita nel tempo e oggi diventata genio.