Crescenzo, Banca Sella: «Per una buona impresa ci vuole coraggio»

L’obiettivo del Gruppo bancario è da sempre contribuire alla creazione di tante PMI di valore

 

Banca Sella scommette ancora e di più su Salerno: per rafforzare il circolo virtuoso innovazione-produttività-crescita delle aziende ha messo a punto SellaLab Campania, una piattaforma d’innovazione rivolta a startup consolidate e aziende corporate tesa a supportare i processi di open innovation e trasformazione digitale. Perchè Salerno e come funzionerà?
Banca Sella nel suo piano di investimenti ha deciso di dare priorità alla città di Salerno, un territorio economicamente molto sano, che esprime una vivacità e un dinamismo che possono ben rispondere agli stimoli dell’innovazione e trarne vantaggi economici e occupazionali.
Se allarghiamo il nostro ragionamento, possiamo dire che la Campania tutta sta vivendo una fase di forte rinascita imprenditoriale, supportata da importanti investimenti sia regionali, sia europei volti a favorire l’innovazione e la trasformazione digitale.
Basti ricordare il forte impegno verso “Industry 4.0”.
Queste premesse rappresentano una grande opportunità per un gruppo bancario che da sempre supporta l’innovazione, contribuendo allo sviluppo del territorio.

Negli anni avete premiato diverse aziende partecipanti al Premio BP di Confindustria Salerno. Avete sempre visto giusto? Se sì, quale elemento da subito fa la differenza per voi tra un progetto e un altro?
Il Premio Best Practices rappresenta per il nostro Gruppo l’occasione per incontrare giovani talenti e imprese eccellenti del territorio.
Nelle 5 edizioni che abbiamo accompagnato come partner e sponsor, abbiamo approcciato a Startup e PMI che ci hanno pienamente soddisfatto e che oggi raccontiamo come casi di successo.
Mi viene in mente Mosaicoon, Buzzoole, Macingo, Flazio, Felix, tutte realtà che hanno generato posti di lavoro e che rappresentano casi di successo nei rispettivi settori.
L’elemento che ha permesso a queste aziende di distinguersi e avere successo è stato in primis il coraggio di presentarsi al mercato con modelli di business disruptive. Sì, proprio il coraggio e la capacità di mettere in discussione lo stato dell’arte, rappresentano gli ingredienti fondamentali di un progetto valido e innovativo.

E cosa succede invece se si investe su un progetto che non riesce? Cosa si impara?
Abbiamo assistito anche a qualche insuccesso, fa parte del nostro lavoro, ma occorre sempre sostenere imprenditori di talento che dimostrano competenze distintive di rilievo. Non sempre una buona idea si trasforma in impresa, ma le buone idee sono anche figlie di ottime professionalità che molto spesso non faticano a trovare altre strade. La nostra economia ha bisogno di nuove imprese, ma soprattutto di imprenditori coraggiosi che siano capaci di accettare le sfide e soprattutto di rispondere alla grande accelerazione tecnologica che il mondo sta vivendo.

L’investimento finora meglio riuscito?
Non amo fare le classifiche quando si parla di talenti. Tutte le aziende che abbiamo sostenuto hanno portato valore al territorio di appartenenza, in primis creando posti di lavoro, ma soprattutto testimoniando che con l’impegno e la determinazione è possibile realizzare le proprie aspirazioni. Il nostro obiettivo non è trovare la nuova Facebook, ma contribuire alla creazione di tante buone PMI.