…Voglio il tuo profumo…(ma non te lo chiedo)

NICOLA SANTINIMai domandare che essenza si indossa. Nella scala della maleducazione, sarebbe da ricordare che nulla che riguarda l’intimità della persona dovrebbe essere soggetto a domande frontali, se non per volontà del diretto interessato, e magari, se possibile, in luoghi riservati e discreti

Se vi dicono che avete un buon profumo e indagano su marche, fabbriche e nasi al lavoro, non sentitevi lusingati ma fatevi delle domande.
Anzi una: avete esagerato forse?

Io, personalmente, non vorrei mai sentirmelo dire e, nemmeno sotto tentazione, qualora scovassi l’essenza perfetta per me, mi verrebbe in mente di chiederla al fortunato portatore, a meno che il rapporto non sia di estremissima confidenza. Nella scala della maleducazione, infatti, è dura stabilire se è peggio dirla o subirla. Omettendo qualsiasi sottile intenzione di offendere il profumatissimo destinatario del complimento, sarebbe da ricordare che nulla che riguarda l’intimità della persona dovrebbe essere soggetto a domande frontali, se non per volontà del diretto interessato, e magari, se possibile, in luoghi riservati e discreti.

 

Transaminasi sballate, dolori reumatici, evidenti deviazioni alla regolare postura, tic e quant’altro e sì, anche il profumo, appartengono alla sfera più intima della persona e per questo secondo il galateo sono escluse dalla conversazione.

È anche per questo motivo che, a meno che non si conosca specificamente il profumo che amici e parenti usano, il bon ton vieta che profumi e fragranze siano usati come regali per compleanni, eventi e feste comandate, al pari della biancheria intima, insomma.

Punto due, il processo al complimento, appunto.
Sentirsi dire che il nostro è un buon profumo ha un solo significato: abbiamo esagerato. La dose corretta, infatti è quella che si percepisce, non quella che si sente a distanza.

Per capirci, può stuzzicare l’olfatto di chi salutiamo con un bacio sulla guancia, ma restare mistero per chi, per la formalità del rapporto ci dà la buonasera con una stretta di mano.

Immaginate cosa significa stare a un tavolo dove ognuno, anche per poco, ha esagerato con il suo: una paella di aromi difficilmente compatibili che rovinano il gusto del cibo e gli odori della buona tavola a favore di un mix di patchouli, muschio, rosa, ambra, e chi più ne ha meno ne metta, per carità.

In tutti i casi, sia che la boccetta sia esclusiva e ricercatissima, sia che si tratti si un’occasione al duty free, ricordiamo che il profumo non sostituisce mai acqua e sapone e che per nessuna ragione al mondo il nostro passaggio dovrà mai lasciare la scia. È roba da attricette francesi di due secoli fa. A buon intenditor…

 

*Ph: Christian Ciardella