Scuola, SVIMEZ: CROLLO INVESTIMENTI IN ULTIMI 10 ANNI HA AMPLIATO DISUGUAGLIANZE nel Paese

LUCA BIANCHI: A RISCHIO LA FUNZIONE DELLA SCUOLA DI ‘FARE UGUAGLIANZA’, A FORCELLA L’INCONTRO “UN PAESE, DUE SCUOLE”

“Nel nostro Paese ci sono due bambini, nati lo stesso anno. Una si chiama Carla e vive a Firenze, l’altro Fabio e vive a Napoli. Hanno entrambi dieci anni e frequentano la quinta elementare in una scuola della loro città”. Ma mentre la bambina toscana, secondo i dati SVIMEZ, ha avuto garantito dallo Stato 1226 ore di formazione, il bambino cresciuto a Napoli non ha avuto a disposizione la stessa offerta educativa, perché nel Mezzogiorno mancano infrastrutture e tempo pieno. Secondo la SVIMEZ, infatti, un bambino di Napoli, o che vive nel Mezzogiorno, frequenta la scuola primaria per una media annua di 200 ore in meno rispetto al suo coetaneo che cresce nel centro-nord che coincide di fatto con un anno di scuola persa per il bambino del Sud.

È questa una prima fotografia emersa oggi, in una video illustrazione presentata a Napoli, in occasione dell’incontro “Un paese due scuole”, promosso da SVIMEZ e L’Altra Napoli onlus, presso La casa di Vetro di Forcella, in cui ci si è confrontati sui divari di cittadinanza, tra istituzioni, esperti della scuola, della cultura e del terzo settore.

Nel video, infatti, a cura di SVIMEZ e con il contributo del giornalista e scrittore Antonio Fraschilla, si prende ad esempio la storia di due bambini, uno del nord e l’altro del Mezzogiorno, con l’obiettivo di illustrare con chiarezza i divari scolastici presenti in Italia. Un solo Paese, due scuole diverse per quanto riguarda l’offerta educativa.

  1. I divari nelle infrastrutture scolastiche e nell’offerta di tempo pieno

Come evidenzia l’ultimo Rapporto SVIMEZ, infatti, i servizi socio-educativi per l’infanzia sono caratterizzati dall’estrema frammentarietà dell’offerta e da profondi divari territoriali nella dotazione di strutture e nella spesa pubblica corrente delle Amministrazioni locali.

Secondo i dati SVIMEZ, nel Mezzogiorno, circa 650 mila alunni delle scuole primarie statali (79% del totale) non beneficiano di alcun servizio mensa. In Campania se ne contano 200 mila (87%), in Sicilia 184 mila (88%), in Puglia 100 mila (65%), in Calabria 60 mila (80%). Nel Centro-Nord, gli studenti senza mensa sono 700 mila, il 46% del totale.

Tab. 1. Alunni della scuola primaria senza servizio mensa (valori assoluti e %). A.s. 2020-2021

  Alunni senza mensa Totale alunni % alunni
Abruzzo 32.254 51.107 63,11
Basilicata 16.164 20.604 78,45
Calabria 62.374 77.510 80,47
Campania 201.520 232.052 86,84
Emilia Romagna 76.425 179.671 42,54
Friuli Venezia Giulia 23.783 45.212 52,60
Lazio 147.888 226.709 65,23
Liguria 17.803 51.249 34,74
Lombardia 230.140 406.903 56,56
Marche 35.355 61.488 57,50
Molise 9.142 10.703 85,42
Piemonte 29.996 165.209 18,16
Puglia 107.860 165.876 65,02
Sardegna 37.312 58.080 64,24
Sicilia 184.226 209.773 87,82
Toscana 22.080 141.565 15,60
Umbria 18.891 35.228 53,62
Veneto 101.472 199.257 50,93
       
Centro-Nord 703.833 1.512.491 46,53
Mezzogiorno 650.852 825.705 78,82
Italia 1.354.685 2.338.196 57,94

Fonte: Elaborazioni SVIMEZ su dati Ministero dell’Istruzione. 2022

 

 

Per effetto delle carenze infrastrutturali, solo il 18% degli alunni del Mezzogiorno accede al tempo pieno a scuola, rispetto al 48% del Centro-Nord. La Basilicata (48%) è l’unica regione del Sud con valori prossimi a quelli del Nord. Bassi i valori di Umbria (28%) e Marche (30%), molto bassi quelli di Molise (8%) e Sicilia (10%). Gli allievi della scuola primaria nel Mezzogiorno frequentano mediamente 4 ore di scuola in meno a settimana rispetto a quelli del Centro-Nord. La differenza tra le ultime due regioni (Molise e Sicilia) e le prime due (Lazio e Toscana) è, su base annua, di circa 200 ore.

Circa 550 mila allievi delle scuole primarie del Mezzogiorno (66% del totale) non frequentano inoltre scuole dotate di una palestra. Solo la Puglia presenta una buona dotazione di palestre, mentre registrano un netto ritardo la Campania (170 mila allievi privi del servizio, 73% del totale), la Sicilia (170 mila, 81%), la Calabria (65 mila, 83%).

Nel Centro-Nord, gli allievi della primaria senza palestra, invece, raggiungono il 54%. Analogamente, il 57% degli alunni meridionali della scuola secondaria di secondo grado non ha accesso a una palestra; la stessa percentuale che si registra nella scuola secondaria di primo grado.

Tab. 2. Alunni con tempo pieno, primaria (valori assoluti e %). A.s. 2020-2021

  Alunni tempo pieno Totale alunni % alunni
Abruzzo 10.814 52.944 20,43
Basilicata 10.010 20.893 47,91
Calabria 19.717 80.763 24,41
Campania 50.887 269.290 18,90
Emilia Romagna 96.381 192.100 50,17
Friuli Venezia Giulia 19.991 47.709 41,90
Lazio 136.920 252.244 54,28
Liguria 26.649 56.140 47,47
Lombardia 230.328 445.945 51,65
Marche 19.208 63.045 30,47
Molise 879 10.862 8,09
Piemonte 91.828 176.682 51,97
Puglia 28.383 170.939 16,60
Sardegna 21.905 60.132 36,43
Sicilia 21.962 219.030 10,03
Toscana 79.105 150.806 52,45
Umbria 10.052 35.949 27,96
Veneto 81.635 211.679 38,57
       
Centro-Nord 792.097 1.632.299 48,53
Mezzogiorno 164.557 884.853 18,60
Italia 956.654 2.517.152 38,01

Fonte: Elaborazioni SVIMEZ su dati Ministero dell’Istruzione. 2022

 

Questi divari nelle infrastrutture scolastiche frenano anche la diffusione della pratica fisica e sportiva, con conseguenze negative per la salute, la spesa pubblica e lo stile di vita della popolazione, con particolare riferimento ai minori. Nel meridione quasi un minore su tre nella fascia tra i 6 e i 17 anni, infatti, è in sovrappeso, rispetto ad un ragazzo su cinque nel Centro Nord. Nel Centro Nord il 42% della popolazione adulta pratica sport regolarmente e il 26,8% saltuariamente. Nel Mezzogiorno invece le percentuali si invertono: la maggioranza pratica sport saltuariamente (33,2%) mentre la minoranza lo pratica abitualmente (27,2%). Il divario si riflette sulla percentuale di sedentari, con particolare riferimento per i minori: 15% nel Centro Nord e 22% nel Centro Sud. Ma ancor più allarmante è il dato sulle aspettative di vita: Nel Mezzogiorno sono inferiori di tre anni rispetto a quelle degli adulti centro-settentrionali.

 

 

  1. L’indebolimento delle politiche per la scuola e la cristallizzazione del divario Nord/Sud

La SVIMEZ ha analizzato la dinamica dell’intensità dell’intervento pubblico nell’istruzione – dalla scuola all’università – sulla base dei dati di spesa pubblica di fonte Conti Pubblici Territoriali. Dallo studio risulta un progressivo disinvestimento dalla filiera dell’istruzione che ha interessato soprattutto le regioni del Sud (Tabelle 3-5). Tra il 2008 e il 2020, la spesa complessiva in termini reali si è ridotta del 19,5% al Sud, oltre 8 punti percentuali in più del Centro-Nord. Ancora più marcato il differenziale a svantaggio del Sud nel calo della spesa per investimenti, calati di quasi un terzo contro “solo” il 23% nel resto del Paese.

Per l’ultimo anno per il quale sono disponibili i dati risulta un differenziale di spesa pubblica pro capite nell’intero comparto Istruzione, comprensivo dell’istruzione terziaria, favorevole al Mezzogiorno di circa 90 euro, ma il dato non fornisce una fotografia reale dell’effettivo impegno pubblico per l’istruzione. Più significativo è il rapporto tra spesa e studenti, dal quale risulta uno scarto sfavorevole al Sud, dove la spesa per studente è di circa 100 euro annui inferiore rispetto al resto del Paese (5.080 euro per studente contro 5.185). Lo scarto aumenta se si considera il solo comparto della scuola, con una spesa per studente di 6.025 euro al Sud contro un valore di 6.395 nel Centro-Nord. Lo scarto è ancora più significativo se si guarda alla sola spesa per investimenti: 34,6 contro 51 euro per studente.

 

 

Tab. 3. Spesa complessiva PA (Scuola e Università)

Regioni Milioni di euro a prezzi costanti 2015 Var. % 2008-2020
2008 2018 2019 2020 Var. ass. 2008-2020
Piemonte 3.633 3.265 3.276 3.205 -429 -11,8
Valle d’Aosta 141 138 153 161 21 14,7
Lombardia 7.723 7.212 7.141 7.011 -712 -9,2
Veneto 3.869 3.385 3.453 3.349 -520 -13,5
Friuli Venezia Giulia 1.127 977 1.017 962 -165 -14,7
Liguria 1.285 1.048 1.042 1.024 -261 -20,3
Emilia Romagna 3.625 3.477 3.451 3.413 -212 -5,9
Toscana 3.376 2.961 2.987 2.986 -390 -11,6
Umbria 857 734 750 755 -102 -11,8
Marche 1.378 1.274 1.247 1.233 -145 -10,5
Lazio 5.201 4.624 4.322 4.551 -650 -12,5
Abruzzo 1.272 1.123 1.132 1.103 -168 -13,2
Molise 303 265 269 255 -47 -15,6
Campania 5.868 4.895 4.919 4.842 -1026 -17,5
Puglia 3.722 3.114 3.074 2.972 -751 -20,2
Basilicata 596 517 507 508 -88 -14,8
Calabria 2.208 1.644 1.666 1.642 -566 -25,6
Sicilia 5.182 4.100 3.998 4.046 -1137 -21,9
Sardegna 1.670 1.411 1.428 1.358 -311 -18,6
Provincia Autonoma di Trento 832 815 732 698 -134 -16,1
Provincia Autonoma di Bolzano 872 848 864 810 -62 -7,1
             
Mezzogiorno 20.900 17.146 17.055 16.815 -4.086 -19,5
Centro-Nord 33.809 30.640 30.355 30.037 -3.772 -11,2
Italia 54.779 47.879 47.483 46.961 -7.818 -14,3

Fonte: Elaborazioni SVIMEZ su dati CPT

 

Tab. 4 Spesa in conto capitale PA (Scuola e Università)

Regioni Milioni di euro a prezzi costanti 2015 Var. % 2008-2020
2008 2018 2019 2020 Var. ass. 2008-2020
Mezzogiorno 896 510 525 627 -269 -30,0
Centro-Nord 2.310 1.483 1.473 1.795 -515 -22,3
Italia 3.211 1.997 2.002 2.429 -782 -24,4

Fonte: Elaborazioni SVIMEZ su dati CPT

 

 

 

Tab. 5 Spesa complessiva PA (Scuola e Università) nel 2020 in euro pro capite e per studente

  Spesa pro capite (Scuola e Università)   Spesa per studente (Scuola e Università)   Spesa in conto capitale per studente (Scuola e Università) Spesa per studente (Scuola)*
Mezzogiorno 893                                     5.080   35                                 6.025
Centro-Nord 802                                     5.185   51                                 6.395
Italia 831                                     5.159   45                                 6.240

* anno 2018

Fonte: Elaborazioni SVIMEZ su dati CPT

 

L’indebolimento dell’azione pubblica nella filiera dell’istruzione incrocia un trend demografico avverso, un fenomeno che causa la riduzione degli studenti. I due fattori rischiano di autoalimentarsi in un circolo vizioso nazionale, ma particolarmente intenso al Sud. La debolezza dell’offerta scolastica e, più in generale, la limitata qualità dei servizi pubblici alimenta il processo di denatalità e i flussi di migrazione giovanile che, a loro volta, comprimono il numero di alunni, con il conseguente adeguamento al ribasso dell’“offerta” di istruzione. Tra il 2015 e il 2020 il numero di studenti del Mezzogiorno (dalla materna alle superiori) si è ridotto di quasi 250.000 unità (-75.000 nel Centro-Nord).

Secondo il Direttore della SVIMEZ Luca Bianchi, “per contrastare queste dinamiche occorre invertire il trend di spesa e rafforzare le finalità di coesione delle politiche pubbliche nazionali in tema di istruzione. Il PNRR è l’occasione per colmare i divari infrastrutturali, tuttavia l’allocazione delle risorse deve essere resa più coerente con l’analisi dei fabbisogni di investimento, superando i vincoli di capacità ammnistrativa. La priorità oggi è rafforzare il sistema di istruzione soprattutto nelle aree più marginali, sia del Sud che del Nord. Garantendo asili nido, tempo pieno, palestre, rafforzando l’offerta formativa dove più alto è il rischio di abbandono. Il quadro che emerge dai dati, e che rischia di rafforzarsi ancor più se passano le proposte di ’autonomia, è quello di adattare l’intensità dell’azione pubblica alla ricchezza dei territori, con maggiori investimenti e stipendi nelle aree che se li possono permettere, pregiudicando proprio la funzione principale della scuola che è quella di “fare uguaglianza””

Per il vicepresidente della Onlus L’Altra Napoli Antonio Lucidi, intervenuto nel corso della tavola rotonda a Forcella: “Si parla di ‘due scuole’ perché il sistema scolastico nel Sud, rispetto al resto d’Italia, è carente sotto il profilo delle strutture, della capacità di attrarre i giovani, perché ha maglie larghe e troppo spesso non riesce a contrastarne l’abbandono degli studi, ed ancora perché la scuola non riesce a trovare sbocchi, una volta terminati i percorsi, nel mercato del lavoro.”

“C’è la necessità –  dichiara Clementina Cordero di Montezemolo, psicoterapeuta infantile e presidente dell’associazione Yolk –  di creare e ricreare un patto condiviso tra la scuola e le famiglie, motivo per cui la scuola dovrebbe assumere un ruolo fondamentale nell’educazione alla vita. L’idea di tenere aperte le scuole nel pomeriggio con una collaborazione pubblico – privato, non solo ha una valenza sociale perché rappresenta un alleggerimento per le famiglie ma anche individuale, di crescita per il singolo, di sviluppo del sé, soprattutto nelle ragazze e ragazzi delle scuole medie”.