Occupazione e crescita: le strade indicate nel documento firmato da Confindustria e sindacati

Confindustria e le tre sigle sindacali – Cgil-Cisl-Uil – hanno sottoscritto un documento congiunto che riporta le priorità irrinunciabili in vista della programmazione della Legge di stabilità. A darne notizia il presidente degli industriali Giorgio Squinzi e i segretari generali dei sindacati, Susanna Camusso, Raffaele Bonanni e Luigi Angeletti, nel corso della festa nazionale del PD a Genova il 2 settembre scorso.

 

Nel documento si legge che «la governabilità è un valore da difendere, perchè vuol dire stabilità, condizione determinante per riavviare un ciclo positivo della nostra società. Essa però assume un significato concreto solo se genera adesso soluzioni ai problemi reali del Paese, delle imprese e del lavoro». Garantire la stabilità quindi è necessario ma il fine ormai non sembra più giustificare i mezzi.

Ferma, infatti, la critica verso le iniziative messe finora in campo per garantire tale stabilità, iniziative che hanno infatti distratto risorse destinate a misure indispensabili e urgenti per il rilancio produttivo e il sostegno dei lavoratori.

Industriali e sindacati – come rimarcato nel documento – si aspettano quindi da adesso «iniziative governative sostanziali, coerenti con le intenzioni più volte dichiarate di mettere al centro dell’agenda le imprese e la scommessa della crescita».

 

In vista della programmazione della legge di Stabilità, per industria e sindacati è necessario infatti che il Governo si concentri su: politiche fiscali, politiche industriali e revisione degli assetti istituzionali ed efficienza della spesa pubblica.

 

Politiche fiscali  
Punto di partenza per ravviare la crescita e creare nuova occupazione dovrà essere indubbiamente il fisco che mina oramai da troppo tempo la competitività delle imprese.
Occorre pertanto «un sistema fiscale efficiente, semplice, trasparente e certo, con poche e stabili scadenze, non ostile all’attività di impresa e alla creazione di lavoro e che non scoraggi le scelte degli investitori».

Bene quindi provvedimenti come la delega fiscale e il DDL di semplificazione fiscale di cui si chiede approvazione e attuazione rapide.

Per ridurre il carico fiscale su lavoro e imprese e al contempo aumentare il reddito disponibile delle persone e rilanciare i consumi, Confindustria e sindacati chiedono in primis:

– di abbassare il prelievo sui redditi da lavoro mediante le detrazioni per lavoratori e pensionati. – di cancellare dall’Irap la componente lavoro in modo da sostenere chi assume;
– di rivedere la tassazione dei beni immobili dell’impresa indispensabili all’attività produttiva;
– di rendere strutturali le attuali misure al momento sperimentali di detassazione e decontribuzione ai fini di favorire l’incremento della produttività del lavoro.

Le risorse potrebbe pervenire da quanto recuperato proprio dalla lotta all’evasione. 

Politiche industriali
Datori di lavoro e sindacati concordano nel ritenere ormai non più rinviabile l’istituzione di una cabina di regia nazionale sulla crisi d’impresa che coinvolga attivamente non solo il Governo, ma le parti sociali così come le banche e altri soggetti interessati a rinvenire strumenti idonei alla risoluzione della crisi stessa.

Quattro sono le questioni strategiche per il futuro dell’industria italiana: rafforzamento dell’innovazione, potenziamento della green economy, creazione di una nuova finanza per lo sviluppo e riduzione della bolletta energetica.

In merito all’innovazione, l’imperativo è intensificare gli investimenti grazie all’l’introduzione di misure automatiche di agevolazione fiscale;  a «una strategia moderna e coerente con Horizon 2020 di R&S per le imprese»; all’individuazione di «un meccanismo di garanzia pubblica per favorire la partecipazione del sistema finanziario al finanziamento di grandi progetti di innovazione industriale realizzati da filiere o reti di imprese e, infine, alla «rapida attuazione dell’Agenda digitale italiana». 

Il documento, poi, in merito alla green economy, rimarca quanto sia necessario «garantire un rapporto equilibrato tra attività produttive/tutela della salute e dell’ambiente e crescita di nuove attività economiche».
Il Paese ha inoltre urgenza di «una nuova finanza per lo sviluppo», specie per favorire una maggiore capitalizzazione delle imprese mediante «il rafforzamento dei meccanismi sia di detassazione degli utili reinvestiti a partire dall’ACE, sia di quelli di sostegno all’accesso al credito da parte delle imprese».

 

Il documento a firma congiunta suggerisce inoltre la partecipazione della Cassa Depositi e Prestiti nella creazione di un nuovo fondo per la ristrutturazione industriale capace di aiutare le imprese sì in difficoltà, ma con buone potenzialità di ripresa. 

Quarta e ultima voce pilastro per riannodare le fila della crescita è per sindacato e mondo delle imprese l’improrogabile abbattimento del costo dell’energia, obiettivo perseguibile attraverso non solo «lo sviluppo delle infrastrutture energetiche» ma anche e soprattutto mediante «la riduzione delle componenti parafiscali della bolletta attraverso una rimodulazione temporale degli incentivi pagati dagli utenti».

Imprescindibile – come si evince sempre dal documento – è infine la abolizione delle province e la messa a punto di una spending review che elimini una volta per tutte sprechi di risorse, attraverso tagli non più lineari. Prioritario diventa quindi rivedere il Titolo V della Costituzione, per restituire allo Stato la possibilità di intervenire unitariamente su alcune materie di interesse generale, «come la semplificazione, le infrastrutture, l’energia, le comunicazioni, il commercio estero».