Le nuove norme per la protezione dai fulmini

I cambiamenti principali introdotti nella edizione aggiornata riguardano principalmente il metodo relativo all’analisi del rischio

 

 

Ai sensi del Testo Unico D.Lgs. 81/08 e s.m.i. è definito, per il datore di lavoro, l’obbligo di valutare tutti i rischi per la sicurezza e la salute dei lavoratori (art. 28), compreso ovviamente il rischio dovuto al fulmine (art. 84).

La valutazione del rischio delle perdite di vite umane o economiche a causa dei fulmini nelle strutture più critiche – quali ospedali, centri di controllo, centri elaborazione dati, etc. – può richiedere analisi complesse. In tutti i casi tale valutazione può avvenire con l’adozione del metodo contenuto nella parte due della serie normativa CEI EN 62305.

Questa serie normativa, attualmente vigente, è alla seconda edizione. Le parti 1, 3, 4 (dal primo novembre 2011) e la parte 2 (dal primo marzo 2013) hanno sostituito la precedente edizione che rimane ancora valida fino al primo dicembre 2013, unicamente per consentire di terminare eventuali lavori già in corso d’opera con l’entrata in vigore della nuova edizione.

Entrambe le edizioni definiscono il rischio annuo (R) di fulminazione di una struttura come il prodotto del numero di fulmini (N) che, durante un anno, interessano la struttura, per la probabilità (P) che si possa determinare una perdita, per l’entità media della perdita (L) conseguente.

Il rischio totale per la struttura è valutato, secondo la somma di diversi rischi parziali, definiti dalla norma “componenti di rischio” di seguito brevemente riportati:

•    Componente RA – fulmine diretto sulla struttura (danni ad esseri viventi causati da tensioni di passo e di contatto);
•    Componente RB – fulmine diretto sulla struttura (danni fisici prodotti da incendi o esplosioni causati da scariche derivanti dalla fulminazione);
•    Componente RC – fulmine diretto sulla struttura (danni agli impianti interni, fuori servizio di apparecchiature elettriche ed elettroniche causato dalle tensioni indotte di carattere impulsivo dovute alla rapida variazione del campo elettromagnetico e all’impulso della corrente di fulmine);
•    Componente RM – fulmine che cade nei pressi della struttura (danni agli impianti interni con fuori servizio di apparecchiature elettriche ed elettroniche a causa della rapida variazione del campo elettromagnetico);
•    Componente RU – fulmine diretto su linea entrante (danni ad esseri viventi dovuti a tensioni di contatto all’interno della struttura);
•    Componente RV – fulmine diretto su linea entrante (danni fisici prodotti da incendi o esplosioni causati da scariche derivanti dalla fulminazione);
•    Componente RW – fulmine diretto su linea entrante (le perdite possono essere di vite umane se esiste pericolo di esplosione, se si tratta di un ospedale o comunque se il fuori servizio delle apparecchiature può provocare perdita di vite umane);
•    Componente RZ – fulmine che cade in prossimità della linea (danni agli impianti interni con fuori servizio di apparecchiature elettriche ed elettroniche provocati da sovratensioni indotte).

I cambiamenti principali introdotti nella nuova edizione riguardano principalmente il metodo (descritto nella parte 2 della serie normativa) relativo all’analisi del rischio; inoltre alcune novità riguardano la scelta e installazione dei limitatori e/o scaricatori di sovratensioni (oggetto della parte 4 della serie CEI EN 62305).

La prima modifica introdotta riguarda la valutazione del rischio di danno agli esseri viventi a causa di tensioni di passo e/o di contatto che possono determinarsi a causa di fulminazione diretta della struttura. La vecchia edizione valutava tale rischio solo per le persone esterne all’edificio (in particolare entro tre metri dallo stesso); con la nuova edizione, a favore della sicurezza, si valuta la corrispondente componente di rischio per le persone interne alla struttura.

Altra significativa modifica sono le formule, suggerite dalla nuova edizione, necessarie al calcolo del numero di fulmini che annualmente colpiscono le eventuali linee di energia e segnale entranti nella struttura (ad esempio le linee elettriche in media tensione o in bassa e le linee telefoniche o di trasmissione dati, quest’ultime solo se in rame). Le nuove formule, maggiormente cautelative rispetto alla prima edizione, determinano un aumento del numero di eventi e quindi, a parità di condizioni, determinano un valore maggiore da attribuire al rischio per le persone interne alla struttura.

 

Ulteriore modifica si trova nella sezione riguardante il calcolo della probabilità di danno. Nella nuova edizione la probabilità di danno è data dal prodotto delle probabilità relative a tutte le misure eventualmente adottate o da adottarsi; ciò a differenza della prima edizione nella quale invece, tale valore, era considerato unicamente il minore tra i valori delle probabilità di danno associate ad ogni misura di protezione presente o da predisporre. Inoltre, è possibile, a differenza della prima edizione, con l’adozione di alcune misure di protezione (quali: trasformatori di separazione, accoppiatori optoelettronici, etc.) porre pari a zero la probabilità di danno, annullando conseguentemente la relativa componete di rischio. Ad esempio: in un ospedale in quelle aree in cui le linee elettriche entrano attraverso trasformatori ad uso medicale con schermo messo a terra (e idonee protezioni dalle sovratensioni, nel lato del primario) si possono ridurre significativamente le componenti RU, RV, RW e RZ a valle del trasformatore.

Nella nuova edizione, relativamente all’entità media delle perdite, una modifica rilevante riguarda il fatto che non sono più disponibili le formule per calcolare i valori di danno; questi infatti ora si ottengo moltiplicando valori definiti dalla norma per coefficienti di riduzione o incremento secondo il tipo di rischio considerato (la norma in effetti considera quattro tipi di rischio: R1 o perdite di vite umane, R2 o perdita di pubblico servizio, R3 o perdita di beni culturali, R4 o perdita economica).

È stato introdotto anche il danno “esportato” ovvero vengono prese in considerazione anche le perdite che a causa del danno determinatosi nella struttura oggetto di analisi possono estendersi alle strutture adiacenti o all’ambiente (ad esempio a causa di emissioni pericolose chimiche o radioattive).
Nei luoghi con pericolo di esplosione, quello che potrebbe verificarsi a causa di un fulmine, secondo la nuova serie CEI EN 62305, è da considerarsi anche in presenza di zone classificate 1, 12 , 2 e 21 e non solo per le zone 0 o 20. Ne consegue che aumenta il numero delle strutture classificabili (ai fini della CEI EN 62305) a rischio di esplosione rendendo, in tal modo, assai più complessa la valutazione del rischio e, in ultima analisi, la protezione.

Un’ultima osservazione riguardo il rischio tollerabile: la norma fissa un valore tollerabile per il rischio di perdite di vite umane (10-5), per il rischio di perdita inaccettabile di pubblico servizio (10-3) e per il rischio di perdita di patrimonio culturale insostituibile (10-4), ma nulla è detto riguardo alle perdite economiche per le quali la definizione del valore di rischio tollerabile è demandata al datore di lavoro che, in ultima analisi, può definire qualsiasi valore come sempre tollerabile. Si evidenzia che il rischio tollerabile per perdite di patrimonio culturale insostituibile, nella nuova edizione, è stato ridotto di un ordine di grandezza.