Il consumatore e la cittadinanza europea che ancora non c’è

Liliana Ciccarelli WebNel quadro dell’anno europeo dei cittadini la necessità di incrementare gli sforzi per rafforzare il ruolo e la tutela dei diritti del cittadino-consumatore è senz’altro una priorità

La Commissione Europea ha pubblicato a luglio 2013 i dati del “Consumer condition scoreboard”. Si tratta di una indagine che, a partire dal 2008, verifica annualmente la condizione dello sviluppo della tutela dei consumatori e lo stato di implementazione del Mercato Interno.
Informazioni preziose che aiutano a valutare da un punto di vista particolare, quello del consumatore, la presenza o meno di indicatori di crescita e sviluppo ma anche di implementazione sul piano concreto e quotidiano dello status di cittadino europeo.

Interessante quindi il punto di osservazione che si basa su alcuni chiari indicatori (assai articolati) riconducibili a precisi assi strategici:

Percezione della tutela da parte dei cittadini consumatoriPresenza di pratiche commerciali illegaliGestione dei reclamiMetodi di composizione delle controversie – Sicurezza dei prodotti.

Emergono dati non troppo confortanti per l’Unione. Negli ultimi quattro anni non vi è stata alcuna chiara diminuzione del livello di pratiche commerciali illecite; l’e-commerce (e quindi lo sviluppo del mercato interno transfrontaliero) sta lentamente recuperando terreno, tuttavia solo il 35% degli Europei ritiene sicuro un acquisto on-line da altri paesi dell’Unione Europea.

Le condizioni di consumo, poi, variano molto in tutta l’Unione e la percentuale di consumatori che si sentono adeguatamente tutelati dalle misure esistenti varia dal 18% al 76%.

Davvero eccessiva la forbice per potersi sentire cittadini d’Europa con lo stesso status di diritti e di tutele. Eppure il diritto del consumatore ha una genesi e un continuo sviluppo di matrice europea. Una ennesima riprova è rappresentata dalla nuova Direttiva Europea sui diritti dei consumatori (Direttiva 2011/83/UE del Parlamento Europeo e del Consiglio del 25 ottobre 2011  sui diritti dei consumatori, recante modifica della direttiva 93/13/CEE del consiglio e della direttiva 1999/44/ce del Parlamento Europeo e del Consiglio e che abroga la Direttiva 85/577/CEE del Consiglio e la Direttiva 97/7/CE del Parlamento Europeo e del Consiglio), pubblicata in Gazzetta Ufficiale dell’Unione Europea del 22 novembre 2011 che gli Stati membri dovranno recepire entro il 13 Dicembre del 2013. La direttiva ha ad oggetto «il conseguimento di un livello elevato di tutela dei consumatori e intende contribuire al corretto funzionamento del mercato interno mediante l’armonizzazione di taluni aspetti delle disposizioni legislative, regolamentari e amministrative degli Stati membri in materia di contratti con­clusi tra consumatori e professionisti».

Il recepimento comporterà importanti modifiche al nostro Codice del Consumo rafforzando ad esempio le tutele dei consumatori in tema di forniture non richieste.

Si tratta di una potenziale occasione di svolta considerato che soltanto il 30% dei consumatori europei conosce i propri diritti (in particolare proprio in caso di contestazione di servizi o prodotti non richiesti) e in Italia tale percentuale è ancora più bassa fino a scendere al 18%.
Il consumatore italiano è inoltre scettico riguardo il sistema di tutela dei diritti garantito dal sistema di Autorità pubbliche; la fiducia seppure significativa – 48% – è in controtendenza rispetto alla media europea del 59%.
Sul versante delle conciliazioni e risoluzioni alternative delle controversie di consumo: la media europea dei consumatori che ritiene facilmente accessibili soluzioni extragiudiziali delle controversie è del 44%, in Italia è del 30% (in calo rispetto al 2011 quando la percentuale si attestava al 42%).
Tante le informazioni analitiche ricavabili dal documento http://ec.europa.eu/consumers/consumer_research/editions/docs/9th_edition_scoreboard_en.pdf.
Un dato di sintesi merita una riflessione: in media il 55% dei consumatori europei si ritiene adeguatamente tutelato, il dato italiano scende al 40% ( in calo rispetto all’anno precedente di circa il 4%), mentre quello tedesco è del 61%. Anche i consumatori francesi hanno la percezione di un maggior grado di tutela rispetto al nostro (56%) così come gli spagnoli anche se lo scarto è minore (42%). Anche da questo elemento emerge la difficoltà nell’affermare una piena cittadinanza europea.
Nel contesto dell’anno europeo dei cittadini la necessità di incrementare gli sforzi per rafforzare il ruolo e la tutela dei diritti del cittadino-consumatore è senz’altro una priorità che necessita inevitabilmente di interlocutori forti anche sul fronte della rappresentatività degli interessi dei consumatori.
In Italia le associazioni del CNCU (Consiglio Nazionale dei Consumatori e degli Utenti) hanno recentemente condiviso un’Agenda di interventi con il Ministro dello Sviluppo Economico http://www.tuttoconsumatori.org/extfiles/14801/attachment/FILE1375274331126-16.pdf.

Tra gli impegni assunti in linea con le necessità che emergono per l’Italia dal Consumer condition scoreboard ricordiamo i seguenti:
•    rendere effettivi gli strumenti di accesso individuale e collettivo alla giustizia, e agli strumenti di risoluzione alternativa delle controversie;
•    rafforzare il potere di contrattazione dei diritti degli utenti nella definizione degli standard di qualità nei servizi pubblici locali;
•    favorire lo sviluppo dell’associazionismo consumeristico favorendo forme snelle e agili di autofinanziamento e stabilizzare un sistema di accesso a risorse economiche anche pubbliche.

Un’Agenda che va monitorata e soprattutto attuata nell’interesse dei cittadini consumatori e del mercato.