I Centenari, pagine di successo di impresa e di vite

centenariPresentato in Confindustria Salerno il libro, edito da Areablu, che racconta ventiquattro storie di aziende che da più di cento anni sono guidate dalla stessa famiglia. Sei quelle che hanno fatto un pezzo della storia dell’industria salernitana

In un mondo che cambia veloce le imprese che resistono al tempo, evolvendo con esso, sono sempre più merce rara, oltreché preziosa, così rara e preziosa da finire con il diventare parte della dote patrimoniale di un luogo.

 

Di questi “beni durevoli”, nelle mani della stessa famiglia da più di cento anni, anche Salerno è per fortuna ricca, come testimoniato dal volume “I Centenari”, edito da Areablu, presentato in occasione dell’incontro in Confindustria Salerno l’8 ottobre scorso.

Pagine di pregevole fattura in parole e immagini raccontano la storia di vita e di impresa di sei aziende salernitane iscritte a “I Centenari”, Associazione Aziende Storiche Familiari Campane: Antonio Sada e Figli; Cianciullo Marmi; De Luca Industria Grafica e Cartaria; Magaldi; Michele Autuori shipping & forwarding agency e Pasticceria Pantaleone che, nel corso del pomeriggio dell’evento, si sono a loro volta rivelate, con commozione e orgoglio, in un dibattito moderato da Marco Vitale, economista d’impresa e editorialista del Corriere e del Sole 24 Ore, e svelate attraverso fotografie, materiali d’archivio, documenti storici e istallazioni video allestiti in una mostra temporanea.

Prima di passare la parola ai testimonial di impresa, per una sera anche brillanti oratori oltrechè capitani di azienda, il presidente di Confindustria Salerno Mauro Maccauro ha rimarcato quanta forza, soprattutto familiare, occorra per guidare un’azienda così a lungo, superando indenni momenti delicati come il passaggio generazionale: «È una fase, quella, complessa che mette a dura prova la capacità di giudizio imprenditoriale di chi guida un’azienda, costretto talvolta ad accettare di dover aprire la propria impresa ad un management esterno se la cosiddetta seconda generazione non esiste o non è intenzionata a seguire le orme paterne».

«Essere un’azienda centenaria – ha dichiarato Antonia Autuori, presidente dell’Associazione “I Centenari” – significa essere portatori di una grande responsabilità storica verso i propri dipendenti e verso il proprio territorio. Significa avere il dover di continuare e di farlo ancora meglio che in passato tramandando quel dna fatto di esperienza e attaccamento. Una tradizione non facile che nessun imprenditore autentico vorrebbe mai tradire. Il mio grazie, come presidente de “I Centenari va quindi innanzitutto a chi riesce in questo non facile compito per amore della propria impresa, famiglia ma anche per radicamento alla propria terra».

Gerardo Di Agostino, l’editore del volume, ha ricordato come sia nata l’idea del libro, di come sia stata accolta con entusiasmo e impegno da quanti vi hanno preso parte: «È un progetto espressione delle qualità resistenti del nostro territorio che mi ha stimolato fin da subito. È un racconto di valore».

 

A spiegare poi le ragioni anche metodologiche del libro le due autrici, le professoresse Vittoria Marino dell’Ateneo salernitano e Maria Rosaria Napolitano, dell’Università degli Studi del Sannio.

La prima, facendo luce sul metodo scientifico adottato per raccontare le storie di imprese di ventiquattro realtà imprenditoriali campane, tutte socie de “I Centenari”, ha ben chiarito come la longevità possa essere a giusta ragione per queste aziende una potente leva di marketing, sinonimo di capacità di essere ma anche di trasformarsi, cambiare con il tempo e diventare modello di successo ed esempio da seguire.

La seconda, mettendo in luce più segnatamente i tratti distintivi di ciascuna esperienza imprenditoriale, sui quali ad emergere è l’orientamento al cliente, ha insistito sulla valenza del progetto editoriale come strumento di promozione della cultura di impresa in un momento storico non facile che vede il nostro territorio mettercela tutta per recuperare pezzi di competitività perduta.

Le conclusioni, infine, sono state tratte da Fausto Capelli, docente di Diritto dell’Unione Europea.