Disoccupazione giovanile: possibile ripartire dalla cultura d’impresa?

Il tema della disoccupazione giovanile è sempre più al centro del dibattito pubblico, soprattutto al Sud dove le difficoltà per i più giovani sono molto spesso più evidenti rispetto ad altre aree del Paese.

Occupandoci di business ci troviamo ogni giorno ad analizzare le difficoltà di chi vuole fare impresa concentrando allo stesso tempo l’attenzione anche sulle opportunità che, in questa fase storica, non mancano.

Ci siamo imbattuti nella storia di Davide Marciano, imprenditore digitale residente a Torino formatosi presso l’Università di Salerno e fondatore del portale Affarimiei.biz dedicato, si legge nel motto, a tutti quelli che “vogliono pensare in grande e farsi gli affari propri”.
Con Davide abbiamo parlato dell’importanza di una corretta gestione finanziaria, soprattutto per chi è più giovane e può permettersi di pianificare al meglio il proprio futuro.

Davide con il tuo blog quali sono i temi che attirano più interesse nella vasta cerchia legata al denaro?
Gli utenti che leggono Affari Miei si dividono sostanzialmente in due categorie: da una parte ci sono quelli che vogliono cambiare vita e cercano consigli per far partire un proprio business, dall’altra ci sono quelli che hanno un lavoro, una professione o un’azienda e sono alla ricerca di consigli per gestire al meglio il proprio denaro.
A mio parere questi due momenti sono intimamente legati: pianificazione, organizzazione e gestione sono un processo che necessita di essere gestito al meglio.

Tramite il blog e attraverso il tuo podcast hai affermato che oggi mettersi in proprio è una necessità, soprattutto per i giovani. Non stona un po’ con il contesto che ci troviamo a vivere?
Io dico che invece è proprio a causa del contesto in cui viviamo che bisogna saltare dall’altra parte della barricata, qui ho indicato 5 consigli per farlo al meglio. Oggi il lavoro fisso e stabile è sempre più riservato a poche categorie di lavoratori altamente qualificati i quali, in ogni caso, non sono al riparo dai cambiamenti tecnologici e sociali sempre più veloci e frequenti.
Tutti gli altri hanno due opportunità: specializzarsi per servire qualcuno o specializzarsi per servire se stessi. La seconda possibilità, secondo me, è molto più eccitante anche perché abbiamo la fortuna di vivere in un’epoca storica in cui le informazioni si possono acquisire gratuitamente grazie ad internet oppure con costi contenuti vista l’elevata produzione di libri e manuali dal costo contenuto.
La principale barriera d’ingresso è legata alla conoscenza: quante informazioni servono per capire se una cosa funziona oppure no? L’idea dell’imprenditore pieno di soldi è un retaggio del passato: le persone valgono infinitamente di più rispetto al denaro.

Stai dicendo che è possibile far partire un business senza soldi?
Non sempre, però sono sicuro che con le competenze giuste si può fare qualsiasi cosa. Vent’anni fa se si voleva aprire un’attività le uniche possibilità legate al reperimento dei fondi erano legate al proprio portafoglio, al finanziamento della banca o ai contributi statali sui quali ci sarebbe molto da dire.
Oggi, anche in un contesto come quello italiano, è relativamente semplice intercettare imprenditori, business angel e fondi d’investimento che stanno cercando aziende su cui investire.
Avere dei soldi, di per sé, non è vantaggioso quanto sapere come usarli: nel settore in cui lavoro (web marketing, ndr) ma anche al di fuori ho avuto modo di conoscere persone straordinarie, spesso con competenze immense non sempre valorizzate per mancanza di autostima.
Leggiamo i giornali perché è importante informarsi ma non ci fermiamo alla visione del mondo catastrofica che spesso ci espongono: le cose negative sulla stampa fanno sempre più rumore, intercettano like, click e condivisioni molto più velocemente rispetto alle storie fatte di lavoro, fatica e organizzazione.

La tua azienda ha sede a Torino: come mai hai scelto di operare al Nord?
Non c’è un motivo razionale in questo, mi ci sono trovato. Ho vissuto per 25 anni in Costiera Amalfitana e mi sono laureato al Sud, quando sono andato via non pensavo che mi sarei trovato a vivere la situazione attuale. Nonostante operi su Torino, non credo che Salerno e il Sud siano inferiori per intelligenza e creatività ad altre aree italiane considerate più ricche: oggi le informazioni circolano velocemente, ho amici, colleghi e collaboratori che fanno grandi cose ovunque, in Italia e nel mondo.

Che consiglio daresti ad un giovane aspirante imprenditore o professionista?
Di non avere paura del fallimento. In Italia abbiamo una concezione sbagliata dell’errore, invece, sbagliare fa parte del processo di crescita. Ci hanno insegnato, colpevolmente, a non rischiare perché fallire ci avrebbe coperto di vergogna: io la penso in maniera radicalmente opposta e consiglio sempre ai miei lettori di provarci, di non tenere i sogni nel cassetto per troppi anni perché, ad un certo punto, potrebbe essere troppo tardi.