Alfano: «L’abusivismo edilizio è la vera piaga del nostro territorio»

MGABRIELLA ALFANOPer la presidente dell’Ordine degli Architetti della provincia di Salerno Maria Gabriella Alfano le politiche urbane salernitane devono puntare sulla riqualificazione dell’edilizia esistente e sulla rigenerazione urbana, per innovare la città e migliorare la qualità della vita dei suoi abitanti

 

Nelle scorse settimane Ance, Geologi, Architetti e Legambiente hanno presentato “DissestoItalia: viaggio nel Paese che crolla”, l’inchiesta multimediale in cui si analizzano le dimensioni del dissesto idrogeologico in Italia, fenomeno purtroppo in ascesa nel nostro Paese. Salerno e il suo comprensorio non fanno di certo eccezione, come dimostrato anche dalla frana avutasi pochi giorni fa in Costiera che tuttora paralizza la circolazione stradale…ma qual è nello specifico la situazione e quali i rischi, gli interventi, i rimedi?

Conosco l’iniziativa e sono convinta che rappresenti un grande passo in avanti perché, al di là della denuncia sullo stato del territorio italiano, promuove l’alleanza dei principali soggetti che hanno interesse ad affrontare il tema cruciale del dissesto idrogeologico.

Per quanto ci riguarda da vicino, secondo i dati di Legambiente, il 19% del territorio campano è a rischio idrogeologico. La frana sulla statale amalfitana e quella più recente sulla statale 18 sono le ultime in ordine di tempo e si aggiungono agli oltre 11.000 dissesti, frane e smottamenti in atto nella nostra provincia. L’aumento di questi fenomeni che a volte si manifestano anche a fronte di eventi meteorici di modesta entità è connesso ad un uso del suolo non più sostenibile e alla mancanza di attività di prevenzione. Penso al mancato adeguamento degli strumenti urbanistici comunali alle indicazioni dei Piani di Bacino, alle costruzioni in zone a rischio, agli incendi boschivi, all’abusivismo edilizio che è la vera piaga del nostro territorio. In primo luogo va quindi promossa la cultura della legalità e del rispetto delle regole, insieme ad una maggiore cura dei nostri luoghi che sono parte di noi perché il territorio racconta la nostra storia.

Più in generale nel tempo l’architettura si è evoluta per andare incontro o contro all’ambiente? Come è cambiato l’approccio al governo del territorio?
Non è ammissibile costruire “contro” l’ambiente. Noi architetti ci stiamo battendo da tempo per garantire trasformazioni in sintonia con l’ambiente e per la qualità del costruito.
Tra le strategie messe in campo dal nostro Ordine vi è la promozione dell’edilizia a basso consumo energetico, capace di assicurare il benessere termico sia in estate, sia in inverno senza ricorrere a sistemi convenzionali quali i termosifoni e i condizionatori. Come sappiamo, oggi è possibile costruire edifici ad energia quasi zero, sfruttando le tecniche, le tecnologie e i materiali di ultima generazione. Crediamo anche nell’utilizzo delle fonti energetiche “pulite”, quelle che sfruttano il sole, il vento, l’acqua piovana, quelle che non inquinano l’ambiente.
Un maggiore impulso va dato alla riqualificazione energetica degli edifici esistenti, veri e propri colabrodo, che comportano elevati consumi ed emissioni inquinanti. Più in generale, considerando anche le normative strutturali entrate in vigore nel tempo, l’80% degli edifici del nostro Paese non è a norma. Questa situazione interessa anche gli edifici pubblici e ritengo importante che gli interventi di messa in sicurezza delle scuole siano ai primi posti nell’agenda del governo Renzi.
Tornando al tema generale, sono convinta che le politiche urbane devono puntare sulla riqualificazione dell’edilizia esistente e sulla rigenerazione urbana, per innovare le città e per migliorare la qualità della vita dei loro abitanti.
Il recente rapporto annuale del CRESME ha messo in evidenza che la nuova dinamica che caratterizza il ciclo delle costruzioni, con un trend in controtendenza rispetto alla flessione provocata sul settore dalla crisi, è quella trainata dall’attività di riqualificazione del patrimonio edilizio e dall’energy technology. Un nuovo importante impulso, quindi, all’economia che si aggiunge alla tutela ambientale e alla riduzione del consumo di suolo.
Per quanto riguarda la seconda parte della domanda, è più che mai corretto parlare di “governo del territorio”. Prima c’era l’urbanistica, c’era lo zoning che individuava l’uso dei suoli; per l’attuazione della parte pubblica del Piano si faceva ricorso all’espropriazione.
Siamo di fronte a nuove strategie per regolare le trasformazioni territoriali, fondate su strumenti urbanistici più flessibili e capaci di cogliere i bisogni della collettività. Sono anche convinta che sul successo del piano influisce fortemente il consenso di quanti devono attuarlo. E d’altra parte, oggi le scarse risorse finanziarie dei Comuni non consentono la realizzazione della “città pubblica” per cui sempre più spesso si coinvolgono soggetti e capitali privati.
Un nuovo modello di governance, quindi, che non individua solo le trasformazioni possibili, ma anche le politiche capaci di garantirne l’attuazione.
Non posso tuttavia non evidenziare che nella nostra provincia questa nuova modalità di governo del territorio stenta a decollare e che il procedimento di redazione e approvazione degli strumenti urbanistici dura mediamente dieci anni. Sono davvero troppi… 

Salerno negli ultimi anni sta cambiando fisionomia grazie a un fitto programma di trasformazione urbana di cui l’ultimo esempio è la costruenda Stazione Marittima: al di là dei giudizi di valore, come definirebbe l’anima urbanistica di Salerno? Cosa manca alla città per diventare “grande” o cosa la città può vantare come plus distintivo rispetto ad altri luoghi?
Quando incontro i rappresentanti di altri Ordini degli architetti, capita spesso che mi chiedano di raccontare le trasformazioni di Salerno e delle opere progettate dagli architetti di fama internazionale. Quelli che sono venuti a Salerno per la prima volta hanno osservato che la città possiede il giusto equilibrio tra la dimensione metropolitana e quella della città media, legata alla cultura e ai valori di appartenenza a quel territorio. In effetti, anche parlando con i suoi abitanti, si percepisce il legame con i luoghi “chiave” di Salerno quali il Duomo, il Castello di Arechi, il Lungomare.
Penso che sfruttare questa dicotomia possa rappresentare un punto di forza per le strategie di marketing su cui dovranno puntare le città del terzo millennio che dovranno diventare la vetrina di ciò che il territorio offre.

Nelle scorse settimane l’Ordine da lei presieduto ha organizzato una insolita manifestazione in cui il design è stato utilizzato come arma contro gli sprechi alimentari. Vuole raccontarci come? Quali sono stati gli esiti della manifestazione?
Il tema centrale di “Salerno loves design” è stato il design utile, quello che aiuta la gente a vivere meglio. Un design declinato nelle sue varie applicazioni, dal cibo, agli arredi, alle automobili, all’illuminazione, ai componenti per l’edilizia. Un design industriale che deve trovare sbocchi concreti nella produzione e nella commercializzazione, per contribuire ad una nuova strategia produttiva per le PMI.
Proponiamo di creare a Salerno un laboratorio avanzato di design, un centro di eccellenza in cui architetti, designer, creativi, progettino oggetti utili da proporre alle imprese per farli entrare nel ciclo produttivo. Un laboratorio di designer collegato con altri centri di eccellenza italiani ed esteri per offrire nuovo sbocchi professionali ai giovani del nostro territorio.
La manifestazione, organizzata dal Comune di Salerno e dall’Ordine degli Architetti, con la partecipazione dell’atelier Perotti, aveva proprio lo scopo di porre il tema alla collettività e in particolare agli attori del processo produttivo per sondarne il gradimento.
Elemento di punta dell’iniziativa è stato il noto designer milanese Gino Finizio che -in un affollatissimo Teatro Verdi- ha tenuto una coinvolgente lectio magistralis seguita dagli interventi di alcuni dei suoi prestigiosi amici.
Ci auguriamo che il Sindaco di Salerno continui a condividere l’iniziativa per le ricadute positive che essa può avere sull’economia della città e del suo territorio. Allo stesso tempo registriamo con piacere l’interesse manifestato subito dopo l’evento da parte del Presidente di Confindustria Salerno Maccauro che ci sprona a proseguire nel percorso avviato. Con il Consiglio tutto continueremo ad impegnarci affinchè il percorso iniziato vada velocemente avanti.
Possiamo fare di Salerno la città del design puntando su un valore aggiunto, che ormai rappresenta un importante elemento di competitività: la qualità ambientale del nostro territorio.