Agricoltura sostenibile: il nuovo regolamento europeo sui fertilizzanti

L’orientamento è favorire un modello economico basato su una produzione agro-alimentare più vantaggiosa in termini di impatto ambientale-economico attraverso un più efficiente uso delle risorse

La Commissione europea ha intrapreso da alcuni anni un processo di revisione della normativa sui fertilizzanti, oggi rappresentata dal regolamento CE 2003/2003 che disciplina solo i concimi minerali, mentre altri tipi sono normati autonomamente dai singoli Stati Membri.

Obiettivi del nuovo regolamento, che si prevede andrà in vigore entro il 2018, sono l’armonizzazione del mercato, la riduzione e il livellamento dei costi di produzione, l’ottimizzazione del sistema di mutuo riconoscimento dei fertilizzanti e il contenimento degli adempimenti amministrativi a carico dei singoli Stati membri.

Al momento in Italia la normativa che regola il settore è rappresentata dal D.Lgs. n. 75/2010 che, oltre a disciplinare l’immissione sul mercato dei concimi CE e nazionali, degli ammendanti, dei correttivi e dei substrati di coltivazione, ha previsto anche l’istituzione di un registro dei fertilizzanti e dei fabbricanti e di un elenco dei fertilizzanti utilizzabili in agricoltura biologica anche se non ne regolamenta l’impiego.

La Commissione europea, nell’ambito del Pacchetto sulla Circular Economy, ha quindi proposto un nuovo regolamento sui fertilizzanti per il quale il D.Lgs. n. 75/2010 rappresenta un modello di riferimento, costituendo l’esempio normativo più completo e avanzato d’Europa.

Il termine Circular economy definisce un sistema economico in grado di rigenerarsi da solo, basato su una concezione alternativa della produzione e del consumo di beni e servizi e della diversità, come caratteristica imprescindibile dei sistemi resilienti e produttivi, nei quali interagiscono il flusso dei materiali biologici, che si reintegrano nella biosfera, e il flusso dei materiali tecnici che vengono rivalorizzati senza entrare nella biosfera. In questa ottica i sistemi economici funzionano quindi come organismi, in cui i materiali, biologici e tecnici, elaborati e utilizzati, sono poi reimmessi in un “ciclo chiuso” o “rigenerativo”.

Poiché i fertilizzanti rappresentano attualmente una fonte di contaminazione per il suolo, per le acque interne e marine, nonché per la catena alimentare, possono contenere metalli pesanti e metalloidi (cadmio, cromo, mercurio, nichel, piombo, arsenico) e sono considerati pericolosi per la salute umana e l’ambiente, la Commissione suggerisce che la loro produzione, a partire da risorse secondarie (frazione organica di residui organici urbani o di residui di attività agricole), e il loro impiego in agricoltura siano regolati da questo modello.

In particolare i fertilizzanti organici e organo-minerali prodotti a partire da materie prime derivanti dal recupero e trattamento di residui di conceria possono contenere come contaminanti cromo esavalente, mentre il cadmio è presente in concentrazioni variabili nel fosforo minerale utilizzato per produrre concimi fosfatici e concimi organici prodotti a partire dai fanghi di depurazione. L’impiego di questi fertilizzanti in agricoltura determina inquinamento ambientale e contaminazione dei prodotti ortofrutticoli.

Sarebbe invece auspicabile produrre concimi efficaci, sicuri e innovativi, a partire da materie prime organiche o secondarie in una prospettiva di green economy basata sulla sostenibilità, nella quale non ci siano prodotti di scarto e le materie vengono continuamente riutilizzate, permettendo un processo virtuoso di gestione dei rifiuti e un utilizzo di residui vegetali autoctoni, fondamentali per un’agricoltura sostenibile.
In questo modo si favorisce un modello economico basato su una produzione agro-alimentare più vantaggiosa in termini di impatto ambientale-economico attraverso un più efficiente uso delle risorse.

L’intento della Commissione è infatti quello di trovare, attraverso il nuovo regolamento, soluzioni innovative riguardo al recupero più efficace e più sicuro di risorse a partire dai rifiuti organici e inorganici e dalle acque reflue realizzando nuovi prodotti, aventi valore aggiunto, che rispondano sia alle esigenze del mercato, sia alle politiche di sicurezza e di protezione dell’ambiente e di tutela per la salute dei lavoratori agricoli e dei consumatori.