Telemedicina e medicina narrativa nel diabete/2

Giuseppe Fatati

Grazie a questa metodica, in un anno è stato azzerato il numero dei ricoveri

La telemedicina è stata utilizzata, nella Azienda Ospedaliera S. Maria di Terni, per il monitoraggio in remoto di circa 70 pazienti diabetici complessi. Nella maggior parte dei casi, si trattava di persone con gravi difficoltà a muoversi e per le quali il dover accedere alla struttura ospedaliera per i controlli era un onere fisico, psicologico e sociale molto pesante. Il monitoraggio in remoto evita tutto questo, facilita il self management e la trasformazione del dato glicemico in un percorso personalizzato ed efficace.

Il monitoraggio in remoto è stato realizzato attraverso il servizio Doctor Plus® di Vree Health, che unisce software avanzati per la rilevazione dei dati a una centrale infermieristica, in grado di intercettare le situazioni di allarme, così come di sostenere e stimolare il self management e l’aderenza alle misurazioni.

In pratica, le rilevazioni dei valori glicemici domiciliari (autocontrollo) sono trasmessi in tempo reale alla centrale di ascolto infermieristica.

Nel caso di parametri che possono risultare dannosi, scatta un sistema di allarme graduale fino a raggiungere il livello rosso che richiede l’intervento del referente medico. I risultati di un anno sono molto positivi. La metodica ha infatti consentito di migliorare la qualità della vita delle persone con diabete, riducendo gli accessi al Servizio di Diabetologia e azzerando il numero dei ricoveri. Tutti i 515 casi di allarme rosso rilevati sono stati gestiti a domicilio, senza ricorso al pronto soccorso, con 387 giornate di ricovero risparmiate.

A sei mesi dal progetto, i soggetti arruolati hanno registrato in media una riduzione significativa della glicemia.

Anche i pazienti trattati con cortisonici sono tornati spesso ai livelli di pre-trattamento.
La valutazione data dai pazienti è positiva: il servizio migliora la gestione della patologia e aumenta il senso di sicurezza proprio e dei familiari, riducendo l’impegno operativo ed emotivo di chi si prende cura del paziente. Le componenti del successo di questa iniziativa sono la centralità attribuita al paziente, una visione manageriale operativamente innovativa, ma anche tecnologie di qualità. Sui pazienti arruolati, solo in tre casi sono emersi problemi associati all’uso delle tecnologie, nonostante la maggior parte avesse più di 60 anni. Quando la tecnologia è immaginata dal punto di vista di chi la deve usare, l’età dei pazienti come ostacolo all’innovazione digitale è un falso problema.

I risultati migliori si ottengono più facilmente quando il punto di partenza è un percorso di cura condiviso e personalizzato. In questa ottica, un altro strumento utile si è dimostrato quello della Medicina Narrativa.

Con il termine di Medicina Narrativa si intende una metodologia d’intervento clinico-assistenziale basata su una specifica competenza comunicativa. La narrazione è lo strumento fondamentale per acquisire, comprendere e integrare i diversi punti di vista di quanti intervengono nella malattia e nel processo di cura.