La cura di sé ai tempi della crisi

antonio di pietroIl makeup registra il più ampio successo di vendite. Unica categoria che supera positivamente le logiche di mercato del momento con i trucchi per gli occhi in salita del 5,3% e per il viso del 2,9%

 

La crisi riduce i consumi di ”servizi professionali”, come trattamenti estetico-dermatologici, estetista e parrucchiere, anche se gli italiani non rinunciano a curare il corpo così come all’acquisto di prodotti per la bellezza: più “fai da te”, per creme e trucchi, un occhio al risparmio senza però accantonare qualità e sicurezza.

Ai sieri antirughe le donne italiane ora preferiscono la crema idratante, magari polivalente, cioè che funzioni per più difetti estetici contemporaneamente. Alla crema anticellulite, un semplice olio emolliente ed elasticizzante per il corpo. Ma soprattutto si conferma, per il nostro Paese, la validità del detto che in tempi di crisi ci si trucca di più. La discussa teoria economica del “lipstick index”, che sfrutta i picchi di vendite dei rossetti come cartina di tornasole dei momenti di recessione, dimostra di funzionare anche in questo anno di recessione.

I consumatori e le consumatrici fanno sì acquisti più oculati, complice il momento di difficoltà economica, ma senza rinunciare a comprare prodotti di bellezza. Si spostano le scelte verso cosmetici che danno risultati immediati e visibili. Basta alle promesse difficili da raggiungere e ai sogni edonistici degli anni passati. La perfezione non è più il primo pensiero, preferendo prodotti che danno effetti subito tangibili e che permettano di mostrarsi immediatamente migliori e più belli. Anche per questo, quindi, il makeup registra il più ampio successo di vendite. Unica categoria che supera positivamente le logiche di mercato del momento con i trucchi per gli occhi in salita del 5,3% e per il viso del 2,9%. Le matite e gli eyeliner segnano addirittura un +9,8% per un valore che supera i 104milioni di euro. Gli ombretti +10,5% e i fard per le guance +6,5%.

Sul fronte prodotti per il corpo, nel 2012 sono stati spesi in tutto 1.356 milioni di euro, con una diminuzione del 2,1% rispetto all’anno precedente. Come segnale dei tempi le creme e i sieri anticellulite registrano un calo di fatturato del 19,5% con un valore prossimo ai 100milioni di euro. Al contrario gli oli e le acque per il corpo subiscono un incremento del 4,8% con un valore di 393 milioni di euro. Idem per i sieri e le creme anti-età: -1,8% per un valore prossimo ai 500 milioni di euro. Al contrario le creme idratanti e nutrienti, incluse le factotum della pelle, cioè le creme polifunzionali dette “BB cream” chiudono con un + 0,5%, i prodotti per la pelle impura con un + 1,8% e i depigmentati con +5%.

In calo ci sono i consumi nei centri estetici (-5%) e dai parrucchieri (-6%). Circa il 30-40% degli intervistati sostiene che la crisi non ha cambiato il consumo di prodotti cosmetici, mentre il 19,2%, uno su cinque, è convinto dell’importanza di tenersi su specie nei momenti più problematici, seri e difficoltosi. La parola d’ordine è risparmiare e così torna in voga, ad esempio, la vendita diretta: nel 2012 +2,2% (dopo i rispettivi +3,8% e il +3,6% del 2011) e l’erboristeria +5%. In calo la grande distribuzione, -3,4%; -1,4% per la farmacia e -4% per le profumerie che restano però il secondo canale di vendita, dopo la grande distribuzione, con un giro d’affari di 2,2 miliardi di euro, 85 imprese e 5mila esercizi sul territorio.

Nonostante la crisi infatti, sono molti coloro che non rinunciano al ritocchino estetico. Le richieste arrivano sia da uomini che donne, generalmente over 40, e si va da un seno più grande al sollevamento delle palpebre, alla liposuzione all’addome e fianchi. Molto richiesti anche i piccoli interventi di chirurgia estetica, non invasivi, veloci e meno costosi dei classici, come filler, peeling e iniezioni di acido ialuronico.