Il rituale dell’Expo nel tempo

expo paris

La storia delle Esposizioni Universali, da spazio di conoscenza e innovazione a vero e proprio show

Milano. Expo. 2015. Ma in principio ci son state quelle meravigliose e totalizzanti “Esposizioni Universali” che prima a Londra, poi a Parigi e infine in tutto il mondo rappresentavano il luogo magistrale di conoscenza del presente e del futuro.
Oggi l’essere, per la nostra nazione, palcoscenico dell’Expo assume un valore simbolico, sociale ed economico-politico non indifferente e che da sempre è senso della storia, della società e dell’economia. A partire dalla prima esposizione a Londra nel 1851 fino alla nostra attualità milanese il capitolo “esposizioni universali” è tutto da esplorare e conoscere. Walter Benjamin, che ha dato un grande contributo sul tema in esame, scriverà pagine esemplari per comprendere il cambiamento e la modernità del nostro tempo. Soprattutto riflettendo su Parigi.
In realtà la città-festa (come la nominava Hemingway) entra nel grande universo espositivo ufficialmente subito dopo la prima esposizione di Londra, anche se la capitale francese aveva “ceduto” al fascino di questa manifestazione già alla fine del XVIII secolo e precisamente nel 1798, quando venne organizzata la prima esposizione nazionale francese.
L’Expositione périodique des produits de l’industrie francaise fu ideata e allestita con l’intento di promuovere i prodotti dell’industria francese, ma la manifestazione celava tutt’altre motivazioni. La reale aspirazione di questa primordiale esposizione risiedeva nella politica militare estera, voleva essere una sorta di sfida nei confronti dell’industria inglese e, contemporaneamente, l’avvio di un possente sistema economico quale espressione della libertà dell’attività professionale faticosamente conquistata con la recente rivoluzione.
L’esposizione del 1798 fu preludio del movimento espositivo, da quella manifestazione, infatti, le esposizioni divennero sempre più frequenti e con numeri (quello degli espositori, dei visitatori, della grandezza del sito, della durata, ecc.) che crebbero sempre più.
Queste manifestazioni si radicarono così bene nell’economia nazionale da diventare forma espressiva della cultura della società borghese. Se ne susseguirono numerose durante gli anni, tutte unite oltre che dal tema del progresso tecnico-industriale, da una forte componente nazionalistica che ebbe la fondamentale funzione di collante sociale. Le esposizioni francesi furono anche modello da seguire per tutte le manifestazioni simili che vennero organizzate in tutta Europa. Dalla prima esposizione universale del 1851 Parigi ne ospitò ben sei, dal 1885 al 1937, diventando non solo diretta concorrente della capitale britannica, ma superandola addirittura. Si potrebbe dire che Londra ha dato vita alle esposizioni universali, ne ha costruito lo scheletro, ma Parigi ne ha curato l’immagine e le performance.
La città dei fratelli Lumiere, della Senna e della Tour Eiffel (realizzata proprio in occasione di un’esposizione) ha avuto il merito di aver conferito tutto un altro sapore all’evento espositivo: da spazio di conoscenza e innovazione a vero e proprio show.
1855. La prima esposizione parigina si tenne nel Campo di Marte da Maggio a Novembre, con la denominazione Exposition Universelle des produits de l’Agriculture, de l’Industrie et des Beaux-Arts, ovvero: Esposizione Universale dei prodotti dell’Agricoltura, dell’Industria e delle Belle Arti. Si può, già dal tema, cogliere una delle differenze col cosiddetto modello inglese: la presenza, sempre costante nelle mostre francesi, dell’arte.
L’area espositiva comprendeva, infatti, anche un padiglione dedicato alle Belle Arti con circa cinquemila dipinti in mostra.
La manifestazione fu uno degli eventi più importanti organizzati durante l’impero di Napoleone III e si cercò di competere con la precedente expo costruendo anche qui un moderno palazzo: il Palais de l’Industrie, che suscitò però molte critiche in quanto non all’altezza del Crystal Palace per struttura e per funzionalità.
Dell’esposizione londinese si adotta anche lo stile essenziale nell’allestimento, con la differenza dell’aggiunta di vetrine che racchiudevano alcune merci, scelta da molti criticata perché non permetteva di analizzare da vicino gli oggetti ma che segnò la scarsa importanza per l’aspetto didattico. Secondo i dati ufficiali l’esposizione del 1885 ospitò più di cinque milioni di visitatori e trentaquattro paesi vi parteciparono.
Da lì una storia che continuerà (procedo random) tra Vienna, Philadelphia, San Francisco, Gerusalemme, Monaco, Brisbane, Shangai, Milano…