Il buongusto non va in vacanza

NICOLA SANTINIL’etichetta non ammette sconti neanche con il caldo torrido

Quando il termometro sale (e tutto possiamo dire tranne che questa non sia stata un’estate rovente) precipita automaticamente la bilancia della buona creanza, offrendo, anche dai più insospettabili, delle cadute di stile che fanno rimpiangere certi giorni in cui il freddo fa scoppiare i capillari e contemporaneamente domandarsi se tutto sommato una vacanza al Polo Nord non risolverebbe tutto.
Non so a voi, ma a me personalmente, nato in agosto in una località di mare, l’estate, fa spesso pensare all’inferno. Un inferno 3.0, ma sempre diviso in gironi come quello descritto da Dante Alighieri.
C’è il girone dei pinocchietti, inossidabili, come il pomodorino con la rucola. Stanno male a tutti e stanno nel guardaroba di tutti: chi è alto diventa spilungone e perde le proporzioni, chi è basso può ambire il titolo di rasoterra. È il girone più ampio, perché una volta nella vita, ci siamo cascati tutti. C’è chi per nobilitarli li chiama Capri, ma sono capre, e i Capri, al netto di Jackie O’, raramente donano.
Altro girone in cui è facile cadere, è quello delle infradito di plastica in città. Lungi da me fondare il fronte di liberazione dei piedi maschili dalle – apro le virgolette “comodissime” chiudo le virgolette – ciabattine onnipresenti in tutte le vetrine, in tutti gli shooting, in tutti i selfie ma che non dovrebbero essere mai avvistate oltre i nove metri sopra il livello del mare, mentre, ahimè spopolano nelle aree metropolitane, nei mezzi pubblici e nei musei, dove in teoria si dovrebbe andare a caccia del bello e si scopre che il bello viene cacciato. In ufficio, se la temperatura fa vedere la giacca come la punizione eterna, si sceglie la polo, mai la camicia, che si porta da sola solo in spiaggia. Il mio consiglio è di avere una giacca a portata di mano. Nei casi più formali è d’obbligo almeno durante le presentazioni, poi, elegantemente, si può chiedere ai presenti il permesso di toglierla. Lo si fa, in genere, quando si è ospiti e nel ruolo di padroni di casa, solo dopo che lo ha fatto chi è in visita, o la persona più anziana. Così dice il bon ton.
E come la mettiamo con gli occhiali da sole? Se il sole di mezzogiorno è accecante, si fa il gesto di toglierli per strada se qualcuno, in modo particolare una signora, ci viene presentata, e si rimettono, concessi, per fare conversazione se la situazione non offre alternative. Diversamente meglio un cono d’ombra e gli occhiali nel taschino.
Se poi la vita è quella di spiaggia, indipendentemente dai risultati della prova costume, ricordate sempre che per andare al bar a mangiare si mette sempre una maglietta. Il binomio petto villoso briciola di pane non funziona più nemmeno nei film di Vanzina.