Attività d’impresa e riforma della giustizia civile

marco marinaroL’inefficienza del sistema giudiziario civile riduce la propensione ad investire, disincentiva la crescita delle imprese e ostacola lo sviluppo dei mercati finanziari. In questa prospettiva assumono particolare interesse le idee di cambiamento che recentemente il Presidente del Consiglio Renzi e il Ministro della Giustizia Orlando hanno presentato in conferenza stampa: 12 punti rispetto ai quali si è aperta una consultazione pubblica

 

La giustizia civile è ormai da alcuni anni uno dei temi centrali nell’analisi dei fattori che incidono sulla crescita economica. Più volte Confindustria ha posto in evidenza come i tempi dei processi sono irragionevolmente lunghi e che migliorare la giustizia civile significa migliorare il sistema economico.

Una illogica durata dei giudizi civili quindi non soltanto incide sui diritti fondamentali della persona, ma segna negativamente la fiducia dei cittadini e delle imprese rendendo eccessivamente rischiosa l’attività d’impresa. La inefficienza del sistema giudiziario civile riduce così la propensione ad investire, disincentiva la crescita delle imprese e ostacola lo sviluppo dei mercati finanziari. Le scelte di finanziamento vengono distorte e frenano gli investimenti dall’estero.

In questi ultimi decenni si sono susseguite una serie di riforme per lo più orientate dal legislatore verso la ricerca di rimedi processuali, mentre le proposte provenienti dagli studiosi e dal mondo delle imprese hanno posto in rilievo l’importanza dell’efficienza organizzativa ritenendo che la cause delle inefficienze siano da rinvenire proprio nei meccanismi ormai logori di un sistema organizzativo assolutamente inadeguato.

E proprio l’esigenza di strumenti più efficienti utili anche a deflazionare l’imponente contenzioso arretrato ha consentito l’avvio di un percorso culturale innovativo per la soluzione stragiudiziale delle controversie. Anche secondo Confindustria infatti per migliorare l’efficienza del sistema della giustizia civile e, quindi del sistema economico, occorre diffondere e promuovere una nuova cultura dell’accesso alla giustizia civile. Insomma accanto ad un processo giurisdizionale rapido ed efficiente bisogna sviluppare gli strumenti di ADR (alternative dispute resolution) e cioè quei procedimenti che riaffermano la centralità della autonomia privata anche nella fase della gestione della lite. Economicità, rapidità, volontarietà costituiscono le premesse di un nuovo modo di intendere l’accesso alla giustizia civile attraverso gli ADR che corre parallelo all’indispensabile strumento giudiziale statale. E l’efficienza di quest’ultimo diviene il presupposto necessario per lo sviluppo degli altri.

Mediazione e arbitrato quindi in prima fila non tanto e non soltanto per la deflazione del contenzioso civile (quale obiettivo immediato), ma quali procedimenti alternativi ad una giustizia statale efficiente in grado di garantire anche l’accesso a più idonei metodi utili anche al fisiologico riequilibrio di domanda e offerta di giustizia.

In questa prospettiva assumono particolare interesse le idee di riforma che il 30 giugno il Presidente del Consiglio Matteo Renzi e il Ministro della Giustizia Andrea Orlando hanno presentato in conferenza stampa: sono 12 punti rispetto ai quali si è aperta una consultazione pubblica.

I primi tre sono quelli che riguardano la giustizia civile e alcune delle proposte mirano a rendere più efficiente il sistema con specifica attenzione alla posizione delle imprese.

In primo luogo, si pone l’obiettivo della riduzione della durata del processo di primo grado. Tra le misure previste si intende inserire la conciliazione con l’assistenza degli avvocati (cosiddetta negoziazione assistita). Si tratta di una procedura gestita dagli avvocati delle parti per il raggiungimento di un accordo prima che la lite venga portata davanti al giudice; l’accordo costituisce un titolo esecutivo in forza del quale è possibile aggredire i beni del debitore che rifiuti di pagare. Secondo le stime del Ministero della Giustizia tale procedura consentirà di ridurre il flusso delle cause in entrata dei tribunali e dei giudici di pace di circa 60.000 cause per anno.
Altra misura di interesse e che incide sul processo esecutivo è quella che ha quale obiettivo di consentire al creditore di poter conoscere tutti i beni del suo debitore. A tal fine si prevede di conferire all’ufficiale giudiziario il potere di accedere on-line alle banche dati pubbliche che contengono le informazioni patrimoniali che il creditore può utilizzare per i suoi pignoramenti.

Al secondo punto, il Governo Renzi pone poi l’obiettivo di dimezzare l’arretrato dei giudizi pendenti. Qui lo strumento proposto è quello delle decisioni brevi delle cause pendenti mediante l’intervento degli arbitri. Si prevede il trasferimento innanzi all’arbitro, su accordo delle parti, delle cause pendenti davanti al giudice. Secondo il Ministero della Giustizia tale misura consentirà un significativo abbattimento dell’arretrato. Questo intervento unitamente a quelli relativi al punto 1, assicureranno il dimezzamento dell’arretrato perché consentiranno al giudice di decidere velocemente le cause residue pendenti innanzi a lui.

Al terzo punto si prevede poi l’obiettivo di creare una corsia preferenziale per le famiglie e per le imprese. La proposta è quella di rafforzare il tribunale delle imprese che ha dato buona prova di sé in termini di efficienza e specializzazione, con estensione della sua competenza anche ad altre cause di particolare importanza per la competitività del sistema imprenditoriale italiano (ad esempio concorrenza sleale, pubblicità ingannevole, azioni di classe a tutela dei consumatori). L’effetto voluto è quello della ulteriore specializzazione nelle materie che interessano le imprese, in funzione di incentivazione degli investimenti anche esteri.

Le proposte sono molteplici e sicuramente potranno contribuire a migliorare il sistema giustizia. Tuttavia gli obiettivi posti sono molto ambiziosi e richiederebbero ulteriori interventi in grado di incidere non tanto sugli effetti, quanto sulle cause delle inefficienze lamentate. In questa prospettiva i procedimenti di ADR pur presenti – seppur in maniera ancora marginale – costituiscono un valore aggiunto in quanto contribuiscono ad un rinnovamento culturale nella gestione della lite.